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Sul nuovo contratto della dirigenza scolastica: mancata risposta per un fronte comune

Sul nuovo contratto della dirigenza scolastica: mancata risposta per un fronte comune

Prendendo sul serio le infuocate dichiarazioni rese dalle sigle sindacali nel tavolo del  3 u.s. sui problemi della dirigenza scolastica, avevamo loro inviato una lettera per definire una strategia comune per affrontare e risolvere tutti gli annosi e consolidati problemi, di natura contrattuale e non, della dirigenza scolastica e sollecitare anche il ministro Bianchi e il Governo nel reperimento delle risorse finanziare in legge di bilancio affinché – in questa tornata contrattuale, senza se e senza ma – fosse completata la perequazione retributiva con i colleghi dirigenti pubblici statali – a cominciare da quelli collocati nella comune area dell’Istruzione e Ricerca – di pari fascia ma con minori responsabilità siccome non preposti alla guida di organizzazioni complesse, come invece lo sono le istituzioni scolastiche.

Ritenevamo, e tuttora lo riteniamo –  dopo averlo segnalato ai ministri dell’Istruzione e  della  Funzione Pubblica dell’attuale legislatura –  l’importanza di un fronte comune per modificare, ancora prima dell’allineamento retributivo, e magari con sezione separata, i vigenti anacronistici istituti contrattuali della mobilità.

Ritenevamo, e tuttora riteniamo, l’importanza di un fronte unico per pretendere a chiare lettere –  in luogo degli anodini graduali avvicinamenti  e i rinvii al successivo contratto fin qui reiterati nelle precedenti tornate contrattuali – lo stanziamento degli occorrenti 300 mln di euro lordo-Stato per sanare il gap con le retribuzioni di posizione variabile e di risultato; mentre, e al momento, è previsto il solo allineamento al tasso d’inflazione programmato: il che significa che le distanze retributive dagli altri dirigenti statali si ampliano in luogo di accorciarsi!

Ritenevamo, e tuttora riteniamo, che, dopo essere occorsi vent’anni per ottenere la perequazione di parte fissa, è intollerabile che la categoria ne debba attendere altri venti per guadagnare l’altra metà del cielo e così riscattarsi dall’avvilente status di mezza dirigenza.

Ritenevamo, e tuttora riteniamo, l’importanza di un fronte unico per eliminare le molestie burocratiche e risolvere il problema della responsabilità connessa soprattutto alla sicurezza degli edifici.

Il tutto rinunciando a qualsivoglia primogenitura subordinando i ritorni in termini di consensi e/o di deleghe agli interessi della categoria, nonostante la campagna acquisti in vista della prossima rilevazione della rappresentatività. Come in tutte le campagne elettorali e/o acquisti, sono più importanti le promesse dei fatti.

Ma evidentemente i nostri mancati interlocutori non intendono impegnarsi in azioni di lotta comune anche radicali per risolvere i problemi della categoria. Basta un po’ di ammuina fino al 31/12/2021, basta attivare tutte le strategie per ritardare l’avvio della contrattazione per il rinnovo del CCNL e per la certificazione della rappresentatività da parte del Comitato paritetico… e l’elenco sarebbe lunghissimo, per calmare gli animi.

Evidentemente ci eravamo illusi e lasciati ingannare dalle infuocate dichiarazioni esternate nell’incontro del 3 u.s. che, con ogni probabilità, saranno reiterate fino al 31/12/2021!

Peccato! Vorrà dire che dovremo continuare a procedere da soli, lasciando agli altri il monopolio delle eleganti e sterili clausole di stile, infiocchettate nei consueti comunicati in attesa che chi ancora non lo ha fatto si svegli dal lungo letargo.

 

 

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