Una prima – immediata e preliminare – osservazione, che sentiamo di dover fare come associazione sindacale rappresentativa dei dirigenti scolastici, è tesa a rimarcare un aspetto che nell’agitato – e pregiudiziale – dibattito di queste ultime ore è stato poco evidenziato: il tentativo del ministro Valditara, con le nuove indicazioni nazionali del primo ciclo di istruzione, di mettere al centro la persona curandone l’aspetto eminentemente culturale, affidando – poi – agli anni di studio del secondo ciclo di istruzione la formazione verso il mondo delle competenze e del lavoro.
Tale impostazione, prima di tutto metodologica, non può essere ritenuta di poco conto, in quanto:
- prova a restituire un humus utile, negli anni di vita più importanti, alla ricerca e alla costruzione delle basi dell’identità personale dell’alunno;
- tende a vanificare la tesi – certamente ideologica – che descrive la scuola voluta dal ministro Valditara come servente al mondo della produzione.
In psicologia (si veda Umberto Galimberti, Dizionario di psicologia, UTET 2008) l’identità personale viene descritta come “…il senso del proprio essere continuo attraverso il tempo e distinto, come entità, da tutte le altre” e ancora “Per J. Locke e D. Hume l’identità è un meccanismo psicologico che ha il suo fondamento non in un’entità sostanziale che noi chiameremmo Io, ma nella relazione che la memoria instaura tra le impressioni continuamente mutevoli, e tra il presente e il passato. Da questo punto di vista l’identità non è un dato, ma una costruzione della memoria. Questa riflessione filosofica è stata sostanzialmente accolta dalla psicologia, che parla di identità e di crisi di identità in ordine alla solidità o alla fragilità di questa costruzione”.
Il dibattito sulla fragilità psicologica delle giovani generazioni prende vigore – sempre – quando qualche accadimento assurge a fatto di cronaca. Il più delle volte la pubblica opinione si interroga – sgomenta – sul perché un fatto sia avvenuto o un atto sia stato compiuto da un adolescente, arrivando alla conclusione – che, poi, tale si rivela non essere – che i giovani si muovono spesso senza una direzione precisa. In realtà, questo avviene perché i giovani cercano se stessi sapendo che il mondo li guarda, trovandosi costretti, a loro volta, a proiettare verso una contemporaneità sfuggente ed esteriore, effimera ed episodica, l’innato bisogno dell’individuo di costruire certezze di base, necessarie alla formazione del carattere e dell’identità.
È allora evidente che l’operazione compiuta dal ministro Valditara – più sottile di quanto si pensi – risieda nella scelta di proporre ad alunni e studenti credibili modelli di riferimento da reinterpretare alla luce della realtà odierna, nel tentativo di sottrare i discenti ai non-modelli proposti dal mondo d’oggi, che rendono improbabile costruire un’identità solida.
Ma vi è di più.
Il punto centrale del disegno ministeriale, che pur fa propria la tesi dell’attitudine al cambiamento quale competenza primaria dell’oggi e del domani, è la consapevolezza che il cambiamento non costituisce un valore in quanto tale, ma per “reggere” deve essere solidamente ancorato al di fuori del concetto stesso di cambiamento. Di qui la scelta, ad esempio, di privilegiare la storia dell’Italia e dell’Occidente, di curare la poesia italiana, di proporre lo studio opzionale del latino. Una scelta, in definitiva, valoriale.
In tale visione, che vuole tendere verso l’apertura al sé e, partendo dall’identità, al mondo, non sorprende l’apporto fornito alle nuove indicazioni, oltre che dagli esperti del gruppo di lavoro a ciò dedicato, da personalità della cultura come lo storico Ernesto Galli della Loggia e il violinista Uto Ughi.
Ma se Pablo Picasso sosteneva che “Ogni bambino è un’artista. Il problema è come rimanere un’artista una volta cresciuto”, la scelta di dare peso alla musica costituisce il tratto qualitativo potenzialmente più incisivo di una strategia di sostegno alle attitudini dei discenti voluta dal ministro, avente l’obiettivo di consentire loro di conoscere e valorizzare propensioni personali altrimenti relegate al solo stato latente.
In tal senso ci torna utile citare, ancora una volta, Umberto Galimberti, che nel suo “L’ospite inquietante” (Feltrinelli, 2007) indica proprio nella musica la strada per allontanare i giovani dal nichilismo, che Nietzsche definiva “il più inquietante fra tutti gli ospiti”. Poichè nell’era della tecnologia, che è servente ma non produce senso, chi più soffre sono proprio i giovani, la cui insicurezza aumenta con l’assistere – quasi in terza persona – allo scorrere della propria stessa vita.
Complimenti signor Ministro per il suo coraggio. Pollice verso nei confronti di quanti fomentano solo tafferugli ideologici senza aver neanche letto e studiato le nuove indicazioni nazionali arrivando perfino ad affiancare alla critica distruttiva il ritardo dei treni.
E’, infine, opportuno evidenziare che le nuove indicazioni non le ha scritte il Ministro Valditara, bensì una commissione di esperti di tutto rispetto. Al Ministro va riconosciuto soprattutto il coraggio del cambiamento. Chi fomenta solo tafferugli ideologici per fini elettorali e partitici con opposizione ottusa e becera, dovrebbe criticare i componenti della commissione.
“Con la valutazione e i nuovi ordinamenti – conclude il Presidente Fratta – abbiamo abbattuto il muro di Berlino del sistema scuola. Mettiamo ora mano alla riforma degli OO.CC., al reclutamento del personale e all’intera organizzazione del sistema stesso”.