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DECRETO-LEGGE 16 GENNAIO 2025 N.1: UN’OCCASIONE DI DIALOGO CHE NON DOVEVA ANDARE PERSA

DECRETO-LEGGE 16 GENNAIO 2025 N.1: UN’OCCASIONE DI DIALOGO CHE NON DOVEVA ANDARE PERSA

 

Il decreto-legge 16 gennaio 2025 n.1, recante “Misure urgenti in materia di riforma R. 1.3 «Riorganizzazione del sistema scolastico» della Missione 4 – Componente 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, in vigore dal 17 gennaio 2025, contiene, tra le altre, alcune specifiche disposizioni che afferiscono al dimensionamento scolastico per l’anno 2025/2026. In particolare, il D.L. 1/2025 introduce una differenza sostanziale tra le regioni che hanno adottato la delibera di dimensionamento della rete scolastica entro il 30 dicembre 2024 e le sei regioni (Campania, Emilia-Romagna, Piemonte, Sardegna, Toscana e Umbria) che non hanno ottemperato entro tale data:

a) per le istituzioni scolastiche delle regioni che hanno deliberato il dimensionamento 2025/2026 entro il 30.12.2024, attraverso l’introduzione dell’articolo 83-quinquies nella legge 107/2015 vengono messe a disposizione ulteriori posizioni di esonero o di semi esonero dall’insegnamento nel limite di spesa di 3.597.000 euro per l’anno 2025 e di 5.395.000 euro per l’anno 2026, fermo restando il mantenimento della dotazione organica del personale ATA (esclusi i DSGA) in misura non inferiore a quella prevista per l’anno scolastico 2024/2025. Inoltre in tali regioni gli USR potranno autorizzare, per l’anno scolastico 2025/2026, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e nei limiti dell’organico dell’autonomia assegnato a livello regionale, l’istituzione nelle aree interne, montane, isolane o, comunque, caratterizzate da maggiori livelli di dispersione scolastica, di classi in deroga al numero minimo di alunni per classe previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009 n. 81.

b) per le istituzioni scolastiche delle sei regioni sopra indicate che NON hanno deliberato il dimensionamento 2025/2026 entro il 30.12.2024, attraverso l’introduzione dell’articolo 83-sexies nella legge 107/2015 viene fissato il termine del 27 gennaio 2025 per deliberare in materia di dimensionamento 2025/2026 e viene concesso alle sei regioni in parola di attivare un ulteriore numero di autonomie scolastiche in misura non superiore al 2,99 per cento del contingente dei posti di dirigente scolastico e di DSGA, definito, per ciascuna regione per il medesimo anno scolastico 2025/2026, in misura comunque non superiore al contingente autorizzato per l’anno scolastico 2024/25, senza un corrispondente incremento delle facoltà assunzionali ovvero delle reggenze.

Nel caso in cui non venisse esercitata la facoltà di attivazione di ulteriori autonomie scolastiche, ciascuna regione interessata utilizzerà le economie spettanti per le finalità di cui al precedente punto a).   

Da sottolineare, pertanto, la circostanza che alle regioni che hanno ottemperato entro il 30.12.2024 al dimensionamento 2025/2026 non venga lasciata la possibilità di scegliere se attivare ulteriori autonomie scolastiche. Possibilità riconosciuta, viceversa, alle regioni che entro tale data non hanno provveduto al dimensionamento.

Altre disposizioni contenute nel D.L. 1/2025 riguardano la deroga concessa al Friuli-Venezia Giulia per incrementare le autonomie per le scuole di lingua slovena, l’anticipo al 31 ottobre per l’adozione delle delibere regionali per il dimensionamento per i prossimi anni scolastici, la proroga degli incarichi dirigenziali di livello generale degli USR in scadenza entro il 30 giugno 2025 al fine di perseguire gli obiettivi del PNRR.

Illustrate le novità della norma, come costume di DIRIGENTISCUOLA non vogliamo limitarci a una mera presa d’atto, bensì analizzarne il significato nell’ambito del più ampio contesto di ricaduta e di riferimento.

L’Istat ci dice che dei circa 7900 comuni presenti in Italia, il 70% ha meno di 5000 abitanti. Allo stesso tempo, i comuni che hanno tra i 5000 e i 250.000 abitanti sono circa il 30%, nei quali però risiede il 68,3% della popolazione italiana.

È certamente possibile affermare, quindi, che in Italia vi sia una polarizzazione tra un numero elevato di piccoli centri e un minor numero di comuni più grandi, nei quali risiede tuttavia la prevalenza della popolazione.

In tale quadro, considerata anche l’orografia del territorio nazionale, ha trovato per molto tempo motivazione e valenza una scuola di prossimità, che avvicinasse al massimo, in senso logistico ma anche istituzionale, i fruitori del servizio scolastico. E ciò veniva davvero realizzato, considerato che alla guida delle scuole, in passato, in Italia vi era un organico che arrivava a circa 18.000 capi d’istituto, che oggi si sono ridotti a essere poco più di 7.400 dirigenti scolastici. Quanto si è già risparmiato, nel tempo, sulla dirigenza scolastica!

Sappiamo che il dimensionamento scolastico è un obiettivo che ci chiede l’Europa in attuazione del PNRR.

Oggi, da nord a sud troviamo, ad esempio, in Friuli-Venezia Giulia un istituto di istruzione superiore che ha 2750 alunni e 133 classi, così come in Sicilia troviamo un istituto alberghiero di circa 2000 alunni e 96 classi. E ben potremmo continuare parlando di istituti comprensivi articolati su plessi e punti di erogazione del servizio in più comuni anche molto distanti tra loro, così come di Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti disseminati in oltre 10 comuni diversi.

È realmente possibile che un dirigente scolastico possa governare tali complessità facendo il commesso viaggiatore tra i plessi oppure interagendo con una popolazione scolastica numericamente così elevata?

Se deve essere il mero calcolo algebrico – volto al contenimento dei costi – a determinare le sorti delle scuole italiane, prescindendo quindi dalle realtà territoriali e dalle relative complessità, come può una figura con le responsabilità del dirigente scolastico svolgere davvero il proprio lavoro in modo efficace ed efficiente per i propri alunni e studenti?

Si può realizzare una scuola di qualità in queste condizioni?

Secondo noi no.

E non la si può certamente realizzare lasciando il dirigente scolastico alla solitudine del proprio compito, continuando a misconoscere che la battaglia per la valutazione dei dirigenti scolastici e per la perequazione retributiva sono naturalmente propedeutiche all’istituzione di un solido middle management, la cui creazione DIRIGENTISCUOLA fortemente sostiene, insieme alla necessità di riformare gli Organi collegiali, unica strada per conferire struttura e sapere organizzativo ad una scuola ancora oggi ideologicamente appiattita verso il basso e inadatta al cambiamento.

Se come associazione sindacale rappresentativa della categoria non abbiamo avuto esitazione alcuna a dare evidenza al coraggio verso i giovani del ministro Valditara nel presentare le nuove indicazioni nazionali del I ciclo, con altrettanta franchezza diciamo oggi che passaggi così importanti, come ad esempio proprio quello delle nuove indicazioni nazionali, ma anche quello relativo all’emanazione del decreto-legge 1/2025 richiederebbero, al di là dell’esistenza o meno di prescrizioni in tal senso, il coinvolgimento preliminare dei sindacati rappresentativi.

Questo perché sentire prima i sindacati rappresentativi, in un sistema come il nostro, rappresenta comunque un valore, in quanto consente di creare consenso e di accogliere, eventualmente e se ritenuto utile, posizioni di dissenso migliorando quanto predisposto, evitando ab origine posizioni pregiudiziali.

In merito al dimensionamento scolastico, infine, non possiamo non sottolineare che ogni operazione di correzione al ribasso del numero di autonomie, affiancata alla possibilità – recentemente introdotta – di spostare in avanti il momento della quiescenza, rende ancora più difficile il rientro nelle terre d’origine dei dirigenti scolastici fuori regione. Riteniamo fondamentale, pertanto, sottolineare l’urgenza di dare seguito, senza indugi, all’unico incontro tenutosi lo scorso 9 gennaio al Ministero sul tema del lavoro agile. Questo rappresenta un presidio contrattuale decisivo, in grado di migliorare significativamente la qualità della vita dei dirigenti scolastici fuori regione e delle loro famiglie. La sua attuazione tempestiva, secondo quanto rappresentato da DIRIGENTISCUOLA,  è una necessità che non può essere ulteriormente rinviata.

Qualora il confronto dovesse subire ulteriori ritardi e venire posticipato ancora per tempi lunghi, non esiteremo a richiedere un intervento diretto del Ministro per garantire che la questione venga affrontata con la serietà e l’urgenza che merita.

 

 

 

 

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