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LA VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI COLERÀ A PICCO?

LA VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI COLERÀ A PICCO?

Tra poco saranno passati due mesi da quando si è concluso in sede MIM il faticoso confronto sulla valutazione della dirigenza scolastica, che sarebbe dovuta partire il 1° gennaio 2025, subito dopo l’acquisizione del parere – obbligatorio, e tuttora languente – del Consiglio superiore della pubblica istruzione.

Sospettavamo che questo assordante silenzio fosse il frutto malato di un lavorìo sotto traccia delle sigle sindacali – che nello stesso tempo rappresentano, in un connubio innaturale, i dipendenti lavoratori e la loro dichiarata controparte datoriale – per boicottare il sistema, qualsivoglia sistema, di valutazione che fin da subito, e fino all’ultimo, hanno criticato, nell’inerzia – o nella connivenza – dei vertici della struttura ministeriale e, a questo punto, nel disinteresse dello stesso Ministro dell’Istruzione e del Merito.

Il sospetto è divenuto certezza dopo aver letto sul sito UIL Scuola Rua i soliti slogan nutriti da logore parole d’ordine, pronunciati dal suo segretario generale intervenuto in un’assemblea dei dirigenti scolastici tenutasi a Napoli e alla presenza del presidente del CSPI: di una valutazione che “diventa un processo arbitrario”, che ne “accentua la deriva burocratica”, che “nulla ha a che vedere con la funzione dei dirigenti scolastici”, che “non supporta il lavoro dei presidi (sic!), come se fossero top manager di un’azienda e non figure fondamentali per la crescita e l’organizzazione della scuola”.  Parole in libertà, che evidentemente non sopportano i vincoli imposti – e non da ieri – da – fin qui inattuate – norme imperative, in particolare dall’ultima legge votata dal Parlamento della Repubblica (legge n. 106/2024, di conversione del decreto legge n. 71/2024). Parole che si concludono con la richiesta di “rinviare il tutto all’anno scolastico 2025/26”, e poi si vedrà!

Sarebbe bello ma impossibile un loro atto di sincerità, che squarci il velo dell’ipocrisia e dire che la valutazione della dirigenza scolastica non s’ha da fare, punto! Beninteso, una valutazione propriamente – normativamente – dirigenziale e non l’ennesima versione edulcorata e priva di fondamento che ha cambiato completamente il suo significato originale e che si vorrebbe riportare in vita.

E non s’ha da fare – una valutazione seria per una dirigenza vera – per due fondamentali ragioni:

  • nel momento in cui l’unica dirigenza pubblica non valutata – quella scolastica – lo sarà, potrà e dovrà ex lege valutare il dipendente personale: i docenti, finora protetti dal dogma della mitica impenetrabile libertà d’insegnamento, e il personale ATA, protetto da una dimensione prettamente impiegatizia, fintamente omogenea e fungibile, quindi non particolarmente disagevole da rappresentare;
  • una volta che la dirigenza scolastica sarà valutata, alla stregua della valutazione cui sono già e da sempre sottoposti tutti gli altri dirigenti pubblici, non vi sarebbero più alibi ostativi per pretendere la perequazione economica piena con l’ultima voce retributiva: quella di risultato, tuttora distante circa 23.000 euro annui lordo dipendente da quanto percepita dai parigrado dirigenti amministrativi e tecnici del medesimo datore di lavoro se valutati eccellenti, mentre per il livello medio di valutazione la differenza si attesta attorno ai 17.000 euro. Lo si può leggere nel provvedimento dirigenziale n. 2364 del 17.11.2022, peraltro riferito alle relative retribuzioni dell’anno 2020, le ultime pubblicate sul sito istituzionale del MIM. E sarebbe davvero dura giustificare ai soci di maggioranza (docenti e ATA), dopo aver ingoiato l’avvenuta equiparazione della retribuzione di posizione fissa (con il CCNL di area 2016-2018) e la quasi pienamente realizzata perequazione di parte variabile (con l’ultimo CCNI), l’ulteriore, cospicua, dilatazione delle differenze retributive.

 

Stupisce, inoltre, che un Sindacato che un giorno sì e l’altro pure ricorda di essere quello più rappresentativo dei dirigenti scolastici, non proferisca parola sul clamoroso ritardo.

A questo punto resta una sola domanda ed è rivolta al Signor Ministro: intende oppure no prendere di petto la questione e passare dalle parole ai fatti?

 

Per i suesposti motivi DIRIGENTISCUOLA ha sollecitato al Ministro l’emanazione del previsto decreto.

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