Leggiamo con sgomento, dalla rassegna stampa della regione Friuli Venezia Giulia, che il collega Livio Bearzi, ex d.s. del Convitto de L’Aquila al tempo del terremoto del 2009, è stato arrestato a Udine dalla locale polizia, dopo la sentenza confermata in via definitiva dalla Corte Suprema per il crollo del Convitto Nazionale durante il sisma del 2009 che costò la vita a tre minorenni e il ferimento di altri due.
Al dirigente Bearzi sono state contestate la mancata ristrutturazione del vecchio edificio del Convitto del L’Aquila (costruito nell’Ottocento) e l’assenza di un piano per la sicurezza. In sintesi, ricordando le motivazioni dei giudici d’Appello che sostanzialmente ricalcano quanto avevano già evidenziato i colleghi di primo grado, al dirigente friulano è stata attribuita una «totale inerzia, a fronte di una situazione di evidente rischio per le condizioni in cui versava la palazzina, in presenza dello stillicidio di scosse». La sua colpa, sempre secondo i giudici, è stata quella di «omettere di valutare l’enorme pericolo incombente sul vetusto palazzo e il sol fatto di avere consentito la prosecuzione dell’attività».
«Bearzi» secondo Grieco, «operò in totale spregio del piano di sicurezza vigente e delle più elementari norme cautelari. La mancata evacuazione dell’edificio, protrattasi per un intollerabile lasso temporale, rappresenta il punto nodale della sua responsabilità».
L’ordine di carcerazione è stato emesso dalla Procura generale della Corte d’Appello de L’Aquila, dopo la sentenza confermata in via definitiva dalla Corte Suprema. Bearzi, detenuto ora a Udine, dovrà scontare quattro anni di reclusione in seguito alla condanna per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose con pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
E’ un provvedimento incredibile che lascia allibiti tutti i dirigenti scolastici italiani alle prese con le normative di sicurezza che assegnano responsabilità assurde al dirigente scolastico nella qualità di datore di lavoro e che, comunque, non possono estendersi anche alla struttura degli edifici, di competenza del proprietario che in genere è il Comune o la Provincia.
Le accuse rivolte dalla magistratura di concorso in omicidio colposo plurimo e lesioni colpose risultano, alla luce della stessa normativa, inconcepibili e comunque sproporzionate rispetto agli stessi fatti avvenuti e rasentano la demagogia volta a ricercare un capro espiatorio da offrire alla pubblica opinione.
La Cassazione ha ritenuto inammissibili i due ricorsi in appello, ed ha confermato anche la condanna del Ministero dell’Istruzione, quale responsabile civile, a risarcire le parti civili, rappresentate dai genitori dei minorenni morti a seguito del crollo dell’edificio, la cui costruzione risaliva a due secoli fa.
Nel testimoniare al collega Bearzi Livio tutta la solidarietà umana e professionale dei soci della DIRIGENTISCUOLA, evidenziamo, con forza che l’attribuzione della responsabilità al dirigente scolastico per la morte di ragazzi per il crollo di un tetto durante al terremoto del 2009, lungi dal fare giustizia, apre in tutta Italia un problema destinato ad acuire in futuro le stesse relazioni istituzionali tra scuole autonome ed Enti Locali.
Il collega Bearzi è un’altra vittima del terremoto oltre che di una legge che pone in capo al dirigente scolastico, senza dargli i mezzi, responsabilità dell’ente proprietario dell’immobile. La sentenza di condanna di Bearzi oltre a interrompere, ingiustamente, una carriera professionale, rischia di mettere una pesante ipoteca sul lavoro di tutti i dirigenti scolastici italiani che non sono in grado di intervenire con gli attuali strumenti normativi ed economici, non disponendo di risorse e di competenze per risolvere i problemi strutturali degli edifici.
DIRIGENTISCUOLA chiede un immediato intervento legislativo al governo per chiarire gli aspetti controversi della Legge sulla sicurezza sul Lavoro – D.Lgs 81/08 ( Ex Legge 626) per chiarire bene le responsabilità ed eliminare questo equivoco del datore di lavoro che, come in questo caso, ha sviato i giudici da una sua corretta applicazione.
Chiede anche un immediato intervento al MIUR e a tutti gli USR d’Italia per tutelare le scuole e farsi interfaccia nei confronti degli Enti Locali richiamandoli alle loro responsabilità.
“Vero è – dichiara Attilio Fratta Segretario Generale della DIRIGENTISCUOLA e Segretario Generale aggiunto della Confedir – che le sentenze si rispettano, ma non possiamo fare a meno di esternare tutta la nostra indignazione per una condanna che riteniamo ingiusta sotto ogni profilo. Vero è che per legge il Dirigente scolastico è anche datore di lavoro, ma non ha nessun potere e risorse necessarie per intervenire sulla carenze strutturali. Ho provveduto a convocare urgentemente i vertici dell’Associazione per intraprendere tutte le azioni possibili per denunciare all’opinione pubblica e alle Autorità l’ingiusta condanna e detenzione del collega e per predisporre un vademecum da mettere a disposizione della categoria per prevenire analoghe situazioni che, purtroppo, espongono in prima persona i dirigenti scolastici”.