Con sentenza n. 305 del 10/04/2013, il Giudice di Monza, Dr.ssa Serena Sommariva, accoglieva il ricorso di una dirigente a tempo determinato, condannando:
1 – “il Miur, in persona del Ministro pro tempore, al pagamento, in favore della ricorrente, della somma di euro 70.304,55, per titoli di cui in motivazione, oltre alla maggiore somma tra interessi legali e rivalutazione monetaria dalle singole scadenze sino al saldo”;
2- “il Miur a rifondere alla ricorrente le spese processuali liquidate nell’importo di complessivi euro 3.000,00, oltre CPA e IVA”
Il Miur, a mezzo Avvocatura dello Stato, ha proposto appello chiedendo l’annullamento della sentenza di primo grado. La Corte d’Appello di Milano, presieduta dalla Dr.ssa Chiarina Sala (Consigliere la Dr.ssa Maria Rosaria Cuomo e relatore il Dr. Giovanni Casella, “ respinge l’appello avverso la sentenza n. 305/13 del Tribunale di Monza; condanna l’appellante (il MIUR) al pagamento delle spese del grado di giudizio in euro 4.800,00 oltre spese generali e accessori di legge”.
Questa si che è una sentenza storica, non l’accoglimento, peraltro parziale, del 18.mo dei 47 ricorsi organizzati dalla DIRIGENTISCUOLA e del quale il “mago dei ricorsi, se ne è attribuita, indebitamente, la paternità, approfittando del fatto che, non facendo più notizia, DIRIGENTISCUOLA non ha pubblicato l’esito di tutti i 18 ricorsi accolti.
Il MIUR ora, essendo la sentenza definitiva, salvo impensabile ricorso per Cassazione, dovrà rimettere alla ricorrente €. 70.304,55, oltre interessi e rivalutazione, e all’Avv. Sharmine Carluccio, €. 7.800 oltre spese generali più accessori di legge, CPA e IVA. In più dovrà, a partire dal 2012, adeguare la retribuzione alla sentenza.
“Voglio solo augurarmi – afferma il Segretario Nazionale della DIRIGENTISCUOLA, Attilio Fratta – che l’Amministrazione, dovendo retribuire i dirigenti a tempo determinato, come i dirigenti a tempo indeterminato, provveda alla loro stabilizzazione. I Giudici non hanno fatto altro che applicare la legge, ossia l’art. 52, del D.L.vo n. 165 il quale, al c. 5, recita testualmente che al lavoratore al quale viene assegnata una mansione propria di una qualifica superiore deve essere corrisposta la differenza economica con la qualifica superiore. Semplicemente ovvio. Il Miur, invece, per anni, anche un decennio, ha sfruttato dei professori affidando loro incarichi dirigenziali senza retribuirli come dirigenti. Altro che sfruttamento dei lavoratori tipico di un datore di lavoro delinquente! Il MIUR, ora che non può più sfruttarli, farebbe bene a stabilizzarli. Nelle more della stabilizzazione DEVREBBE retribuirli come dirigenti scolastici, ossia per quello che effettivamente fanno, risparmiando, così, almeno le spese legali e rispettando la legge. Come può qualificarsi uno Stato che, pur avendo stabilito con una legge, per non parlare dell’art.36 della Costituzione e dell’art. 2103 del c.c., che un lavoratore deve essere retribuito in base all’incarico affidatogli, non applica la sua stessa legge e costringe il lavoratore a ricorrere al Giudice per vedersi riconosciuto un suo diritto? Sfruttatore, mafioso, delinquente, ecc…! Un simile comportamento non è tollerabile e andrebbe perfino censurato. I Giudici dovrebbero, oltre che riconoscere il danno economico, condannare chi delinque!”
Dopo questa sentenza definitiva, anche i pochi presidi incaricati, che non hanno presentato il ricorso lo faranno e DIRIGENTISCUOLA sarà ben lieta di patrocinarli così come ha fatto e sta facendo per i 47 ricorsi già depositati e dei quali nessuno, nemmeno il mago dei ricorsi, può attribuirsi la paternità. Il merito va esclusivamente ai ricorrenti, e a tutti gli avvocati che collaborano con la DIRIGENTISCUOLA.
“Oltre che con i presidi incaricati – aggiunge Attilio Fratta – lo Stato è ancora più ingiusto e scorretto con i dirigenti scolastici a tempo indeterminato, ai quali, con il consenso delle OO.SS., ha scippato la retribuzione individuale di anzianità, riconosciuta agli ex direttori didattici e presidi e a tutti i dipendenti pubblici che transitano nel ruolo della dirigenza. Una ingiustizia che grida vendetta e che ha costretto DIRIGENTISCUOLA a organizzare centinaia e centinaia di ricorsi. Sono migliaia i dirigenti scolastici scippati e derubati che devono ricorrere al Giudice per vedersi riconosciuta la loro R.I.A.” Chi volesse informazioni al riguardo o avesse intenzione di ricorrere al Giudice, dovrà semplicemente inviare una mail a ricorsidirigenti@libero.it ”.
DIRIGENTISCUOLA sarà ben lieta di fornire gratuitamente tutte le informazioni necessarie per adire il Giudice del lavoro.
“Sono pronto a scommettere – conclude Attilio Fratta – che se tutti i dirigenti scolastici aventi diritto alla RIA, depositassero un ricorso il MIUR, pur di evitare il pagamento di ingenti rimborsi e spese legali, addiverrebbe… a più miti consigli. Fino a quando i ricorrenti saranno solo il 10 o il 20% degli aventi diritto, lo Stato ha più convenienza a pagare rimborsi e spese agli stessi, che restituire quanto vergognosamente scippato. I ricorsi per la perequazione non possono essere organizzati e patrocinati dalle OO.SS. che, con la firma del CCNL, hanno eliminato la R.I.A. Solo un pazzo potrebbe ricorrere contro una sua decisione!! Eppure alcune OO.SS., pur di accontentare i propri soci – sarebbe più corretto dire prendendo in giro i propri soci – hanno detto che avrebbero organizzato i ricorsi… cosa che non hanno fatto e che non possono fare avendo firmato il CCNL”