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GIU’ LE MANI DAI SOLDI DELLA LEGGE 107

GIU’ LE MANI DAI SOLDI DELLA LEGGE 107

Un autorevole rappresentante della prima Repubblica amava ripetere che: “A pensar male si fa peccato ma alla fine s’indovina”.

Mutuando questo aforisma per la vicenda legata alle retribuzioni dei Dirigenti Scolastici, si nutre il sospetto che l’intervento “a gamba tesa” del MEF sulle Direzioni Generali Regionali, affinché i C.I.R. da approvare possano prevedere una quota maggiore per il risultato rispetto alla retribuzione di posizione, siano il preludio sull’utilizzo improprio delle somme stanziate al comma 86 della L. 107/2015, finalizzate a compensare il maggior impegno  nell’applicazione della riforma, destinando tali risorse a premiare il merito.

Sicuramente Dirigentiscuola non si opporrà mai ad un processo di premialità del lavoro svolto dai Dirigenti Scolastici, individuando a monte parametri certi e trasparenti e consentendo a TUTTI di partecipare alla competizione.

Altra cosa sarebbe, invece, utilizzare le risorse previste dal comma 86 della 107, che il legislatore ha destinato alle scarne retribuzioni dei Dirigenti Scolastici per i maggiori oneri derivanti dall’applicazione dell’anzidetta legge, per premiare il merito. Ovviamente, devono essere stanziate risorse aggiuntive da offrire al rinnovo del CCNL dell’Area V, defunto dal lontano 2009.

L’amletico dubbio ci pervade anche nella lettura comparata della norma innanzi citata, rispetto a quanto previsto dal comma 128 della legge di stabilità 2016, allorquando limita, a decorrere dal 2016, l’ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale, anche di livello dirigenziale delle amministrazioni pubbliche. La preoccupazione assume connotati di certezza allorquando si precisa che tali risorse non possono superare il corrispondente importo determinato per l’anno 2015, omettendo subdolamente che tale risorse non sono bloccate dal 2015, bensì dal lontano 2010 e anche oltre, ai sensi dell’art. 9, comma 2-bis del D.L. 78/2010. Il nuovo limite scatta “nelle more dell’adozione dei decreti legislativi attuativi degli articoli 11 e 17” della legge Madia, con specifico riferimento all’omogeneizzazione del trattamento economico fondamentale e accessorio della dirigenza.

Ciò stante, in questo coacervo schizofrenico di norme, è lecito chiedersi come potranno essere utilizzate tali risorse.   

Per cominciare a fugare i primi dubbi è necessario che l’11 febbraio il MIUR venga allo scoperto, assegnando le risorse agli UU.SS.RR., per avviare le fasi della negoziazione.

Il MEF farebbe sicuramente il proprio dovere se rendesse pubblico e trasparente, nell’ottica postulata dal Ministro Madia, il numero dei Dirigenti Scolastici cessati, a partire dal primo contratto ad oggi, riportando in un quadro sinottico le quote della RIA in godimento dei cessati e la loro trasfusione nei FUN, eroso per le numerose immissioni in ruolo per il concorso del 2004, del 2011 e quelle di cui ai commi 87 e 88 della legge 107, nonché dal capolavoro rappresentato dal pagamento delle reggenze da tali micragnose risorse.

Inutile nasconderlo, Dirigentiscuola nutre il dubbio che le quote della RIA dei dirigenti cessati non corrispondono perfettamente alle quote in godimento del personale andato in quiescenza, ma nella migliore delle ipotesi rappresenta, all’italiana maniera, una media.

Dirigentiscuola suggerisce al Ministro Madia, affinché assicuri quanto enunciato in alcune interviste, la realizzazione di una Amministrazione Pubblica trasparente, gestendo e pubblicando,  su un unico format del suo Dicastero, le retribuzioni di cui godono TUTTI  i dirigenti pubblici, ivi compresi, ovviamente, anche quelle dei Dirigenti Scolastici: questo sarebbe vera chiarezza e  trasparenza!

Tra le “disgrazie” che affliggono la categoria dei Dirigenti Scolastici si annoverano, da qualche tempo, le prese di posizione dell’U.C.B. (Ufficio Centrale di Bilancio) che ha, di fatto, bloccato la registrazione dei CC.II.RR. relativi all’a.s. 2012/2013, con l’intento di far applicare al FUN un taglio di circa 2.500 sedi dirigenziali e ponendo un veto a far entrare nel fondo la quota della RIA dei dirigenti cessati dal 2010.

Che dire! Questa ultima e paradossale considerazione ci porta a pensare che stiamo vivendo, purtroppo, una stagione senza regole, esattamente come accadeva nelle famiglie numerose, dove  chi prima si “levava si calzava”,  mentre gli altri dovevano coniugare il verbo militare dell’arrangiarsi.

Altro che educazione alla legalità!

Tra blocco sul rinnovo contrattuale, tagli e poca chiarezza del FUN, prese di posizione occulte del MEF e dell’U.C.B., le disgrazie, al pari degli esami, non finiscono mai, e ci fa sorgere il dubbio che l’azione e il lavoro svolto dai Dirigenti Scolastici non è affatto considerato e riconosciuto.

Siamo orgogliosi della nostra italianità, ma siamo preoccupati per le sorti della nostra Democrazia, se si considera che interrogazioni parlamentari formulate da appartenenti alla VII Commissione Cultura della Camera, rivolte ai ministri dell’Istruzione e del MEF, non ricevono alcuna risposta, che Ordini del Giorno votati all’unanimità (A.C. 1746 Bis. – A) dal Parlamento sono dimenticati e disattesi, che le ridicole somme poste nella legge di stabilità 2016 (219 mil. di euro, al netto dei 74 destinati alle FF.AA. e Polizia, e 7 per la Magistratura e docenti Università) non potranno consentire l’avvio della stagione contrattuale, salvo il rischio che al danno possa seguire anche la beffa che, per ottenere circa 3 euro, possa essere riassorbita la quota di vacanza contrattuale di €. 24,99.

Considerato ciò, pensiamo se sia lecito chiedersi se sia in atto una deriva democratica.

Dirigentiscuola assicura la categoria che è vicina, a sostegno dell’azione che i Dirigenti Scolastici svolgono, ribadendo quante energie vengono profuse per pianificare e controllare le risorse umane e tecnologiche delle strutture affidate, curando la dimensione organizzativa in rapporto alla complessità crescente, senza far venir mai meno la pianificazione dell’azione educativa, incoraggiando e sostenendo i processi di miglioramento educativo- didattico e gestionale. E, tutto questo, senza il ben che minimo riconoscimento retributivo.

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