Da qualche settimana è in corso l’esame alla Camera dei deputati, da parte delle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro, del decreto-legge 14 marzo 2025 n. 25, presentato per iniziativa governativa su impulso del Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, recante Disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni.
A eccezione del personale comandato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – esplicitamente escluso dall’innovazione normativa – l’articolo 3 del citato D.L. prescrive alle amministrazioni dello Stato di cui al D.Lgs. 165/2001, nelle quali presti servizio in posizione di comando personale a tempo indeterminato appartenente ad altra amministrazione, che provvedano in via prioritaria sulle nuove assunzioni a immettere a domanda nei propri ruoli – per non meno del 15% dei posti disponibili in organico – il predetto personale. Qualora le PA aventi personale comandato da altre Amministrazioni non attivino la procedura citata, l’innovazione normativa prevede i seguenti effetti:
- le facoltà assunzionali autorizzate per l’anno successivo sono ridotte del 15%, con conseguente adeguamento della dotazione organica;
- i comandi attivi cessano e non possono essere rinnovati, neanche con personale diverso da quello cessato;
- in caso di mancata presentazione della domanda di nuovo inquadramento, il personale cessa dal comando alla naturale scadenza e non può essere ulteriormente comandato, anche presso una amministrazione diversa, nei successivi 18 mesi.
Risulta evidente l’intento del governo di favorire le procedure di mobilità a titolo definitivo tra Amministrazioni diverse e di colpire quelle Amministrazioni che, veleggiando con personale perennemente comandato, non provvedano a rendere stabile – e quindi pienamente definibile in termini di corrispondente spesa dello Stato – il proprio organico, assumendosene appieno le responsabilità per la successiva valutazione della performance. In tale prospettiva si presenta indubbiamente severa – ma coerente – la contrazione della pianta organica della PA inadempiente alle nuove procedure di mobilità.
Tra le proposte emendative presentate al D.L. 25/2025, che risultano essere circa 900, vi è l’emendamento 4.47 presentato dagli onorevoli De Corato e Amorese, in tema di mobilità intercompartimentale.
DIRIGENTISCUOLA, alla luce degli obiettivi generali in tema di mobilità intercompartimentale del D.L. 25/2025 e della presentazione dell’emendamento di cui sopra, considerata la sofferenza degli organici nelle regioni del sud per le operazioni di dimensionamento scolastico, la lontananza dalla propria residenza di un migliaio di dirigenti scolastici entrati nei ruoli delle regioni del nord, la pesantezza dei carichi di lavoro per la categoria determinatisi negli ultimi anni e il logorio – ai limiti del burnout – che ne è derivato, ha chiesto con la nota allegata ai deputati che hanno presentato l’emendamento, l’estensione della previsione normativa di cui all’emendamento citato al personale dirigente scolastico, al fine di favorirne l’eventuale transito a domanda volontaria verso altre amministrazioni, con gli effetti di liberare posti per la mobilità interregionale e determinare assunzioni di personale più giovane, già in attesa nelle graduatorie.