Quando si superano i limiti della decenza e si fa strame dell’intelligenza delle persone, allora è moralmente doveroso indignarsi e rispondere all’ultima performance del proprietario di una congerie di proliferanti sigle sindacali nel tentativo di rappresentare l’universo mondo, che su Orizzontescuola attribuisce al MIUR il capolavoro di aver impedito la copertura di tutti i 259 posti di dirigente scolastico autorizzati dal MEF per il 2017/18 e subito peritandosi di dettare le sue misure correttive ed oltre, ovviamente con la finta minaccia di rivolgersi al giudice. Finta, perché dal giudice ci andrà. Per mestiere.
In realtà quel che il MIUR non ha impedito – né poteva impedire – era di obbligare i 155 idonei della Campania, collocati nella graduatoria dell’ultimo concorso ordinario a dirigente scolastico, resa ad esaurimento, di avvalersi della procedura di mobilità interregionale: che, invece di consumare il loro stipendio da quadri al di là del Po, hanno preferito rinunciare ai vergognosi due-trecento euro in più e continuare a fare i docenti nella propria regione, in attesa della nomina in loco al prossimo giro.
Il MIUR è invece colpevole dell’intollerabile ritardo nel bandire il nuovo concorso, continuando a coprire i sempre più paurosi vuoti in organico con l’uso improprio e abnorme delle reggenze: oltre 1.700! Ma una porzione di responsabilità la porta anche chi è aduso ad ingolfare i tribunali della Repubblica e di Oltrealpe con lucrosi ricorsi di massa su tutto e il contrario di tutto, nonché indefesso interlocutore con i politici di ogni schieramento per sostituire ai concorsi ordinari imposti dalla Costituzione le sanatorie più o meno mascherate: come per i docenti precari e per gli assistenti amministrativi aspiranti DSGA senza avere i previsti titoli di studio, ora anche concorsi riservati per vicari, fiduciari e primi collaboratori nella misura del 50% dei circa duemila posti di dirigente scolastico già disponibili; e neanche un concorso farlocco, ma una diretta immissione in ruolo ope legis per i bocciati alle prove dell’ultima tornata concorsuale del 2011 e/o non beneficiati dalla legge 107/15.
Naturalmente, anche per loro, l’oliata macchina dei ricorsi è pronta a ripartire per vendergli un’illusione a poco prezzo, che comunque alla fine rischia di essere salato, con la condanna alle spese per lite temeraria; mentre al suo infaticabile promotore renderà, comunque vada, un bel po’ di quattrini e nel contempo alimenterà la speranza di raccattare qualche delega per l’ultima sigla sindacale: l’ultima sua creatura, la quarta, di soli dirigenti per provare a diventare rappresentativo nell’area Istruzione, Università e Ricerca – dopo aver ripetutamente fallito nel comparto – e così acquisire una maggiore visibilità utile a sviluppare il proprio business con la collaborazione dei suoi mercenari, transitati nei vari sindacati e suoi ex-nemici ostinati oppositori dei tanti tentativi di federare il suo primo sindacato di precari con la dirigenza scolastica. Ma l’effetto del dio danaro fa perdere anche la memoria e la dignità.