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Ancora sui dirigenti scolastici esiliati: spregiudicatezze e coda di paglia!

Ancora sui dirigenti scolastici esiliati: spregiudicatezze e coda di paglia!

La circostanza della recente emanazione del bando del concorso ordinario e, a breve, del bando relativo a quello riservato, è stata propizia per il rilancio della richiesta, da parte del “sindacato della dirigenza pubblica”, che impropriamente continua a definirsi “associazione nazionale  presidi”,   di bloccare entrambe le procedure assunzionali e ridistribuire in via previa i circa 1.000 posti complessivamente disponibili nel triennio 2023-2024/2024-2025 e 2025-2026 nelle sole regioni del Nord, sì da permettere alle “centinaia di colleghi” fuori sede al di là del Rubicone di occupare tutti i posti ora assegnati alle regioni meridionali e insulari; dato “che stanno lavorando – da troppo tempo, ormai – in  condizioni economiche ma, soprattutto, personali inaccettabili” e pur tuttavia dando prova di un “grande senso di responsabilità ed encomiabile professionalità”.

Facile, senza costi e zero rischi, sperare di ingraziarsi  i  dirigenti scolastici fuori regione. Bisogna passare dalle parole ai fatti!

Dopo il comunicato del 6/03/2023 ( https://www.dirigentiscuola.org/questione-mobilita-le-verita-di-dirigentiscuola-riconosciute-finalmente-dalle-altre-oo-ss/ ), preceduto da decine di altri comunicati, pensavamo che le idee fossero chiare e che tutti avessero compreso l’iter da seguire per risolvere il problema degli “esiliati”.

A distanza di mesi, evidentemente ritenendo che la categoria abbia l’anello al naso o poca memoria, ci risiamo.

Quanta ipocrisia! Chi cerca di illudere ancora una volta, temendo reazioni da parte degli interessati, sa bene che la mobilità (qui interregionale) è materia di contrattazione nazionale ed attualmente fissata al 30% sui posti disponibili per ciascuna regione per modificare la quale occorreva per tempo la disdetta dello scadutissimo CCNL 2016-2018, che di conseguenza è automaticamente prorogato al 31 dicembre 2024 perché non si vuole affrontare il problema. Si è preferito sollecitare un provvedimento provvisorio da parte del Legislatore, motivato dall’emergenza COVID, i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti… ma i provvedimenti provvisori poi scadono!

DIRIGENTISCUOLA è l’unica O.S. che ha disdetto il CCNL 2016/2018 nelle modalità e nei termini di legge: questa non è propaganda, è un dato di fatto verificabile!

Però tutte le altre sigle sindacali si son ben guardate dall’affiancarla. Il Ministro Zangrillo nell’incontro del 19 ottobre u.s., vista la denuncia di DIRIGENTISCUOLA, aveva ufficialmente annunciato che “la prossima settimana emanerò l’atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL dell’Area Istruzione e ricerca.” Non lo ha più fatto! La Categoria si è chiesta il perché? Il CCNL 2016/2018, non essendo stato disdetto è stato prorogato di un altro anno. Scadrà il 31/12/2024. L’art. 2 del CCNL è chiarissimo: se il CCNL non viene disdetto da una delle parti – le OO.SS. che lo hanno sottoscritto o la parte pubblica – è automaticamente prorogato di anno in anno. Dobbiamo solo auspicare che la parte pubblica emani, contro la volontà delle OO.SS., l’atto di indirizzo disdicendo automaticamente il CCNL.

Lo dobbiamo ripetere per l’ennesima volta? Gli istituti della mobilità vigenti, previsti per il concorso regionale, non possono essere applicati al concorso nazionale del 2017. L’istituto della interregionalità non esiste per i vincitori del concorso del 2017, perché la loro regione è l’Italia. I vincitori del concorso del 2017 devono partecipare alla mobilità ORDINARIA su tutti i posti liberi ogni anno dai quali vanno defalcati, se non cambia l’attuale percentuale del “fino al 30%”, i posti per l’interregionalità.

Fino a quando non si rinnoverà il CCNL 2016/2018 si procederà con le attuali regole.

Passi per chi rappresenta, a larghissima prevalenza, il personale della scuola (docenti e ATA) e nel contempo la sua – esigua – “controparte datoriale”. Ma non si può, ragionevolmente, comprendere l’inerzia del sindacato che continua a definirsi dei presidi. O forse sì, poiché da tempo, ovvero dal 2013, è di fatto anche un sindacato di comparto siccome includente le fantomatiche Alte professionalità (che sempre docenti e ATA sono!) oltre che tutta la dirigenza pubblica, a partire da quella dell’area Funzioni centrali che, tra l’altro, esprime come suo Presidente, un dirigente tecnico.

Vero è che la speranza è l’ultima a morire ma non è corretto ingannare o illudere la categoria che ormai ha le idee chiare e di fronte a promesse e illusioni dovrebbe reagire.

 

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