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Aree contrattuali e …contrattazione, quando?

Aree contrattuali e …contrattazione, quando?

Il 5/10/2015 La Repubblica pubblica l’articolo allegato con il quale il Governo annuncia che, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale, non ha alcuna intenzione di avviare la contrattazione bloccata illegalmente da anni.

Esistono cinque categorie di bugie; la bugia semplice, le previsioni del tempo, la statistica, la bugia diplomatica e il comunicato ufficiale”, così amava classificare la bugia George Bernard Shaw. Potrebbe riassumere il Pensiero del Presidente del Consiglio Matteo Renzi allorquando auspicava, nel Paese Italia, per la risoluzione dei problemi del lavoro e dello sviluppo, la nascita del sindacato unico. Naturalmente riteniamo tale affermazione una “scivolata” abbastanza grave del Presidente Renzi, che va oltre le cinque bugie postulate da George Bernard Shaw e che potrebbe apparire la soluzione da adottare qualora il Paese si avviasse verso una qualsivoglia dittatura.       

Riteniamo che la strada da percorrere in democrazia sia quella del pluralismo sindacale, rifuggendo dalle ignobili parcellizzazioni che il più delle volte non rappresentano gli interessi legittimi dei loro associati, posto che in questo firmamento di sigle sindacali, spesso gli aderenti rappresentino cifre di poco superiori a prefissi teleselettivi nazionali e, in alcuni casi addirittura internazionali.

La Dirigenticcuola-Confedir ha nel proprio patrimonio genetico la consapevolezza che l’eccessiva parcellizzazione delle sigle sindacali molto spesso non rappresentano veri interessi legittimi degli associati da tutelare, bensì posizioni di potere da gestire, per cui è necessario che le sigle che rappresentano la categoria, rifuggano dalla tentazione di far convivere il diavolo e l’acqua santa.

Questa condizione è favorita da una legislazione pressappochista e alcune volte contraddittoria, che spesso sfocia nelle aule di giustizia amministrativa e/o contabile, intasandole e favorendo un business legato al contenzioso più esasperato, che impoverisce i portafogli dei ricorrenti, ingrassando quelli dei patrocinatori, accreditando uno Stato che calpesta la legalità, troppo spesso abusata nelle occasioni salottiere.

Dirigentiscuola auspica un modello di Paese che si comporti con i suoi figli in maniera autorevole ma giusta, riconoscendo a tutti i loro diritti e pretendendo giusti e sacrosanti doveri, come completamento di un corretto rapporto sinallagmatico. Passi, dunque, l’infelice “scivolata” che il presidente Renzi ha fatto nei mesi scorsi, ma suonano come una minaccia le recenti affermazioni in base alle quali il Governo è pronto ad aprire il confronto sindacale solo dopo che le OO.SS. avranno dato attuazione al disposto del D.L.vo 150/07 (riforma Brunetta) circa la riduzione dei Comparti da 11 a non oltre 4 e, oltre ai Comparti, occorre anche portare da 8 a non oltre 4 le aree dirigenziali, suona come una minaccia, magari con il recondito fine che sarebbe meglio che non raggiungano l’intesa per potersi chiamare fuori.

Posto che la legge Brunetta è rimasta inapplicata per massima parte da adempimenti che l’Amministrazione Statale avrebbe potuto e dovuto fare, ma nella dannata ipotesi che le sigle sindacali del panorama attuale non raggiungessero un’intesa, si arriverebbe alla conclusione che non si potranno rinnovare i contratti pur in spregio di una sentenza della Consulta.

 Ci sia consentito, in un Paese ancora libero e democratico, di fare una riflessione sul valore giuridico e, purtroppo, anche “politico” del pronunciamento, chiedendoci che senso ha ritenere incostituzionale una norma giuridica e stabilire che gli effetti di tale pronunciamento non potranno essere retroattivi, come se la norma dichiarata incostituzionale venisse attivata alla bisogna governativa, proprio come funzionano le bombe innescate da un timer. Si ha la sensazione,

Dio non voglia, che la Corte Costituzionale giochi una partita doppia, da un lato approfondisce l’aspetto giuridico istituzionale, ma dall’altro svolge il ruolo di “soccorso rosso” al Governo, a danno dei cittadini lavoratori. E’ indubbio che la vera controparte di queste decisioni assurde siano i cittadini lavoratori. Rappresentiamo con modestia e lealtà i Dirigenti Scolastici che sono chiamati a “governare” le istituzioni scolastiche autonome in un contesto di norme aggrovigliate e spesso contraddittorie, che non sentono quasi mai il sostegno del Governo, anzi per alcune scelte diventano i parafulmini di scelte capotiche e irrazionali operate da altri. Vivaddio, se bisogna ridurre le aree della contrattazione, noi nel nostro piccolo faremo la nostra parte, ma ci attendiamo dal Governo che nella legge di stabilità in gestazione ci siano le risorse economiche per poter avviare una contrattazione che è ferma da circa sei anni, alle quali dovranno aggiungersi le economie realizzate e certificate del comparto dirigenziale. Le cifre riportate da organi di stampa e radiotelevisivi appaiono risibili, ridicole e offensive, e non faranno riprendere l’economia incoraggiando i consumi; si possono spendere i soldi quando si posseggono! I 300 milioni di euro previsti, spalmati equamente su tutti i pubblici dipendenti rappresenterebbero la micragnosa cifra di circa 14 euro pro-capite mensili (300.000.000 : 1.900.000= €. 157,90 : 12= €. 13,67), UN BOTTO. VERGOGNA!!!!!!.

Presidente Renzi, Ministro Giannini, i Dirigenti Scolastici in servizio, vincitori di concorso ordinario, nella massima parte, percepiscono una retribuzione quasi uguale a quella che percepivano da Docenti, con notevoli responsabilità che sono proprie della nuova funzione. Ne siete consapevoli? Contratti scellerati che hanno creato un vergognoso disequilibrio nel mondo retributivo della categoria, in spregio della norma Costituzionale che garantisce equità retributiva in presenza di pari prestazioni. Sarebbe troppo comodo scaricare tutta la responsabilità solo sulle OO.SS. firmatarie di questi patti scellerati, ma il tavolo all’ARAN era composto anche dalla parte pubblica che non ci risulta abbia fatto le barricate per garantire tutti i dirigenti in maniera equa.

Le OO.SS. hanno la loro colpa, grande colpa. Non hanno tutelato e saputo tutelare la categoria che li ha delegati a sedersi al tavolo. Ma il governo, la parte pubblica aveva il dovere di riconoscere ai dirigenti scolastici una retribuzione adeguata e corrispondente al carico di lavoro, alle responsabilità, alle competenze richiesta ai dirigenti scolastici e, infine, alla qualità del “prodotto”.

La scuola non “produce” pratiche, ma forma uomini e cittadini. Produce un capitale invisibile, la cultura, che, proprio perché invisibile nell’immediato, non viene apprezzato e adeguatamente compensato.

Dirigentiscuola-Confedir lavora e lavorerà per favorire le aggregazioni delle aeree della contrattazione previste dal D.L.vo 150, ma auspica che il Governo scenda dal piedistallo e trovi le giuste risorse da inserire nella legge di stabilità di imminente emanazione, senza le quali non si potranno celebrare matrimoni neanche con fichi secchi, posto che anche questi hanno costi non alla portata delle retribuzioni di cui godono i Dirigenti Scolastici.

Auspichiamo che il Governo non tagli i servizi, bensì attivi da subito una politica di lotta agli sprechi che sono ancora tantissimi, un firmamento fatto per mungere la Pubblica Amministrazione, la quale, per incapacità nel condurre una lotta seria fatta da pochi proclami ma tanti fatti, diventa matrigna di quel mondo di lavoratori abituati a tirare la carretta in silenzio e con lealtà.

Se questa sarà la strada, Dirigenti Scuola Confedir ci sarà a sostegno dei colleghi e delle azioni del Governo, in mancanza saremo pronti a tutte le azioni per rivendicare diritti e tutele rispetto alla funzione svolta.

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