Il 24 febbraio avevamo pubblicato la “LETTERA APERTA AI SOTTOSCRITTORI DELLA LETTERA DI PROTESTA DEI SOCI ANP AL PROPRIO CONSIGLIO NAZIONALE.” con l’invito a unire le forze per un’azione di protesta comune ed eclatante per far capire all’Amministrazione che la misura è colma.
Non a caso l’invito era rivolto ai dissidenti e al consiglio nazionale, ben sapendo che i vertici non avevano e non hanno alcuna intenzione di protestare contro la loro politica!
Invece di aderire all’iniziativa, dovendo calmare gli animi dei dissidenti, sono state adottate, e subito diffuse ai soci con lettera individuale, delle decisioni delle quali è facile prevedere i risultati.
La sostanza della proposta di lotta è una sorta di disobbedienza civile, di sapore giovanilistico, che, letta in modo più attento, suona come un dietro front sulle stesse materie sostenute con forza.
La scelta dei vertici dell’ex Associazione Nazionale Presidi (dal 13/12/2013 della dirigenza pubblica!) è quella di scaricare sui singoli soci (e non in modo massivo o aggregato, come forse sarebbe stato plausibile) la responsabilità di redigere ed inviare lettere di indisponibilità, anche contravvenendo a doveri giuridicamente e contrattualmente assegnati ai Dirigenti Scolastici. Con i rischi che ben si possono immaginare.
Vediamo nei dettagli quanto siano insostenibili e ipocrite queste sollecitazioni ai colleghi, e quali potrebbero essere gli effetti individuali.
1 – NON COMPILARE IL PORTFOLIO
Dopo aver diffuso su tutto il territorio nazionale una miriade di corsi ad hoc sulla valutazione dei DS (dove raramente si sono sentite dissonanze rispetto alla procedura ministeriale); dopo aver scatenato i propri migliori esperti in svariate interpretazioni e suggerimenti; dopo non aver mosso un dito per sconsigliare la partecipazione ai NEV dei propri associati… ecco la trovata geniale: non compilate il documento di autovalutazione. In periodo di valutazione (con gli effetti economici che conosciamo), dimostratevi inadempienti. E subitene le conseguenze.
Che ne sarà dei DS inseriti nei Nuclei Esterni di Valutazione? Dopo aver dato disponibilità a valutare i colleghi, si rifiuteranno di procedere (e daranno le dimissioni come proposto al punto 4)? E si sottrarranno essi stessi alla valutazione? Non è dato sapere, ma la situazione rischia il paradosso.
2 – NON OPERARE LA CHIAMATA DIRETTA AD AGOSTO
Ma come? Rifiutare di portare a regime uno dei rarissimi spazi di autonomia nella gestione del personale che ci sono stati concessi? L’effetto sarà l’assegnazione d’ufficio di personale a caso dagli ambiti territoriali. Il suggerimento di ANP viene dopo anni in cui ha strenuamente difeso la Legge 107 con tutti i suoi richiami all’autonomia di gestione delle scuole!
3 -MANIFESTARE INDISPONIBILITA’ AD ASSUMERE REGGENZE
e
4 – NON AVANZARE CANDIDATURE PER ASSUMERE INCARICHI.
ANP è responsabile della sottoscrizione di uno dei contratti più ingiusti della storia della dirigenza scolastica, dove l’omnicomprensività della retribuzione e la facoltà dell’amministrazione di conferire incarichi aggiuntivi obbligatori non lasciano spazio a recriminazioni di sorta.
Che fine ha fatto l’art. il c. 1 dell’art. 19 – INCARICHI AGGIUNTIVI (Art. 26 del CCNL 01.03.02; art.10 del CCNL 15.07.2010)- che recita testualmente: “Il MIUR e le Direzioni regionali, sulla base delle norme vigenti, possono formalmente conferire i seguenti incarichi, che il dirigente è tenuto ad accettare”? Chi lo ha sottoscritto costringendo i dirigenti ad accettare incarichi anche senza alcun compenso, ovvero, vedi reggenze, con compensi pagati con i soldi degli stessi dirigenti (FUN!)?
Negli ultimi anni, proprio questo specifico aspetto ha distrutto psicofisicamente la categoria. Ora siamo al dietro front.
5 – MANIFESTARE L’INDISPONIBILITA’ A SURROGARE L’AVVOCATURA DELLO STATO PER LA DIFESA NEL PRIMO GRADO DI GIUDIZIO.
Nessuna norma, se non un’abitudine consolidata, impone al Dirigente Scolastico di rappresentare in giudizio l’Amministrazione. L’avvocatura dello Stato, infatti, non delega il dirigente scolastico, bensì l’Amministrazione, ovvero gli appositi uffici per il contenzioso previsti dall’art. 12 del D.L.vo n. 165/2001. Non più tardi del 22 gennaio u.s. DIRIGENTISCUOLA aveva fatto chiarezza sull’argomento pubblicando l’articolo “INCOMBENZE ATTRIBUITE AI DIRIGENTI SCOLASTICI PRESSO IL GIUDICE DEL LAVORO DI PRIMO GRADO: MOLESTIE BUROCRATICHE DA RESTITUIRE AL MITTENTE!” e mettendo a disposizione della categoria il modello di “rinvio al mittente”.
La sensazione più immediata, (e l’esperienza insegna!), è che, con grande “furbata”, il vertice dell’organizzazione sindacale in questione abbia già previsto il fallimento di questa maldestra iniziativa, dalla quale comunque usciranno con le ossa rotte solo i soci e non loro, che, invece, potranno vantare di essersi esposti, imputando la sconfitta alla mancanza di coraggio da parte della categoria.
Aggiungiamo in conclusione una valutazione negativa rispetto ai toni: si tratta di un comunicato pessimo anche in relazione ad una auspicabile coesione all’interno del sistema scuola. Gli insegnanti ne escono come una controparte, proprio in un momento in cui si evince la necessità di ricreare un clima di collaborazione e di solidarietà reciproca.
Lettere appello, richieste educate e formali, disobbedienza civile, ecc… non hanno sortito alcun effetto. Il Governo ha scambiato educazione e senso civico con incapacità di far valere le proprie ragioni e i propri diritti. Non a caso la Madia, e non per complimentarsi con la categoria, ha detto pubblicamente che i dirigenti scolastici anche se mal pagati o non pagati, fanno comunque funzionare le scuole.
Se siamo arrivati a questo livello la colpa non è solo del Governo ma anche di chi ha svenduto la categoria utilizzando per ben altri fini la delega ricevuta, gridando allo scandalo, denunciando perfino l’emergenza salariale per poi sottoscrivere l’accordo del 30/11/2016 con il quale, parola di Ministro, hanno rinunciato alla perequazione per ben altri tornaconti.
Il 7 febbraio 2017, durante l’incontro con la ministra Fedeli, hanno gridato a gran voce che la perequazione retributiva è irrinunciabile. L’affermazione ha indignato perfino la Ministra che ha scoperchiato il vaso di Pandora: BARATTATA LA PEREQUAZIONE RETRIBUTIVA DELLA DIRIGENZA: IL MINISTRO FEDELI SCOPRE IL VASO DI PANDORA!
La presenza della DIRIGENTISCUOLA al tavolo delle trattative e/o agli incontri sulle tematiche o problematiche della dirigenza infastidisce quanti predicano bene e razzolano male perché non possono più mentire alla categoria. Motivo per il quale cercano di ostacolarne la presenza senza aver il coraggio di ammetterlo pubblicamente.
Ecco perché DIRIGENTISCUOLA ha scelto un metodo diverso: un’azione eclatante e la volontà di far emergere, se necessario anche violentemente, i veri problemi della dirigenza scolastica. Bisogna scuotere le coscienze e i vertici governativi, sensibilizzare sulle emergenze che stanno affossando la scuola di stato e riabilitare il profilo del dirigente scolastico.
Questo era ed è il senso dell’appello rivolto ai dissidenti, al consiglio nazionale dell’ex sindacato dei dirigenti scolastici e a tutti quei colleghi che, grazie ai tanti vasi di Pandora scoperchiati dalla DIRIGENTISCUOLA sin dalla sua nascita, ora sanno chi sono i responsabili che hanno ridotto la categoria a rango di “pezzenti”.
I colpevoli possono redimersi dimostrando con i fatti il loro pentimento. Fare “ammuine” o fingere di interessarsi dei danni causati non incanta più nessuno.
Chiamiamo tutti, soci e non soci, ad aderire al sit-in permanente a Roma, senza se e senza ma. Il Governo deve capire che facciamo sul serio.
Fino a quando la categoria non sarà unita le cose non cambieranno. Si può fare. Si può creare un’unica associazione, come l’ANM, senza presidenzialismi. Basta uno statuto che preveda l’alternanza al potere e regole democratiche. Aldo Moro ci ha rimesso la vita per aver affermato che “non c’è democrazia se non c’è alternanza al potere!”