E’ naturale che, approssimandosi il termine del 31 dicembre per la conta della rappresentatività nel triennio 2019-2021, le confederazioni sindacali e le sigle associative che le compongono siano in fibrillazione. E che il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro non occupi – per ora? – la cima dei loro pensieri.
Ed in effetti, vi è un susseguirsi sotterraneo di convulsi tentativi di scomposizione e ricomposizione di alleanze per restare o diventare rappresentativi nei ridotti quattro comparti ed altrettanto ridotte aree dirigenziali.
Non mancano poi offerte davvero appetibili con sconti speciali, almeno all’apparenza, per guadagnare maggiore visibilità, sino ad intrufolarsi nelle aree dirigenziali, da parte di neonati soggetti, a dispetto della loro naturale vocazione di comparto.
Pur non potendosi di certo pretendere che le azioni siano condotte in punta di fioretto, essendo più che legittimo che ogni competitor difenda, anche con le unghie, la propria sopravvivenza o provi a superare la fatidica soglia per riscattarsi dalla propria irrilevanza, vi sono però dei limiti, oltrepassati i quali si offende la dignità degli interlocutori: come nel caso di squallide manovre del proprietario di una congerie di sigle sindacali, germinazioni di un’unica matrice di docenti e ATA precari, sostenute da dirigenti scolastici in pensione, già espulsi da tutte le OO.SS e da ultimo da DIRIGENTISCUOLA e prontamente convertitisi al verbo del loro dominus ed iscritti a libro paga da buon mercenari.
La strategia, messa in atto senza lesinare mezzi finanziari, è chiara: dopo aver ripetutamente fallito la rappresentatività nel comparto, provare ad acquisire o acquistare, con soggiorni gratuiti e regali vari, quelle quattrocento deleghe, o poco più, di dirigenti scolastici in servizio, necessarie per sedersi ai tavoli negoziali della propria controparte per depotenziarne i poteri e difendere in modo più incisivo gli interessi dei soci di maggioranza: esattamente come la Quatriade CGIL-CISL-UIL-SNALS e sempre mantenendo l’uso spregiudicato – ed altamente remunerativo – dei ricorsi in serie su tutto e sul suo contrario: l’ultimo, gratuito, a promettere per via giudiziaria, subito e con un solo colpo, la perequazione retributiva…purché ci si iscriva al neo sindacato per poi trovarsi iscritto al sindacato dei precari se la manovra non fosse stata scoperta. Solo persone spregiudicate e disperate possono tentare di far registrare deleghe rilasciate ad un soggetto ad un altro. Il losco tentativo è stato scoperto e denunciato all’I.G.F. (ispettorato della guardia di finanza) che sta procedendo nei confronti dei responsabili e complici.
Sono state provate tutte! Dalle calunnie, diffamazioni, raffiche di mail, offerte speciali, ecc.. Se dovesse fallire anche questo tentativo sfumerebbero i “piccioli” perché nessuno avrebbe interesse a rimanere iscritto a una O.S. non rappresentativa. La macchina da guerra è in pieno movimento! Mancano solo 15 giorni alla rilevazione della rappresentatività.
L’ultima, però, offende l’intelligenza della categoria. Vero è che siamo alle porte del Natale e che Babbo Natale porta doni in quantità, ma pensare che anche un solo dirigente possa credere al miracolo di vedersi riconosciuta, e immediatamente, la perequazione solo perché ci si iscriva al nuovo soggetto è la più grande offesa che si poteva fare alla categoria. Basterebbe dare una lettura alla storia dei ricorsi per la perequazione, visitando L’AREA RICORSI ( https://www.dirigentiscuola.org/category/ricorsi/) oppure leggere l’ultimo comunicato per avere le idee chiare.
Perché poi meravigliarsi? Si prende esempio dalla politica. Quando si è in campagna elettorale si è disposti a tutto pur di raccattare qualche voto. Ma non si scende così in basso e non si offende l’intelligenza delle persone.
Dubitare dell’intelligenza dei colleghi sarebbe una grave offesa nei loro confronti. Se solo uno dovesse credere a Babbo Natale bisognerebbe preoccuparsi.
Quel che però vorremmo è che l’intera categoria guadagnasse la consapevolezza che la sua progressiva marginalizzazione, e conseguente trattamento economico sideralmente lontano da quello percepito da tutti gli altri dirigenti pubblici di pari livello, inclusi coloro adesso collocati nella medesima area Istruzione-Università-Ricerca, non è il frutto di un destino cinico e baro.