Una notizia che abbiamo commentato in un precedente articolo pubblicato venerdì 13 novembre, col quale esprimevamo cordoglio e solidarietà per l’accaduto, ma nel contempo anche rabbia e sconforto per la situazione nella quale si trova oggi a convivere il collega “colpevole” di aver manifestato «totale inerzia, a fronte di una situazione di evidente rischio per le condizioni in cui versava la palazzina, in presenza dello stillicidio di scosse, omettendo di valutare l’enorme pericolo incombente sul vetusto palazzo e per il sol fatto di avere consentito la prosecuzione dell’attività, in totale spregio del piano di sicurezza vigente e delle più elementari norme cautelari».
Articolo col quale chiedevamo al Governo un immediato intervento legislativo per dirimere gli aspetti più controversi del D.Lgs 81/08 ( Ex legge 626) nei suoi aspetti applicativi alle istituzioni scolastiche, ed in particolar modo nei confronti dei dirigenti scolastici (rectius: datori di lavoro) titolari di pesanti responsabilità civili e penali, ma senza autonomi poteri decisionali e di spesa. E chiamavamo in causa il MIUR stesso, ed i suoi uffici periferici, affinché prendesse posizione a tutela della scuole richiamando gli enti locali alle loro responsabilità. Meglio ancora, per scuoterli dalle loro conclamate inefficienze e ataviche inadempienze!
Non potevamo nel contempo rimanere inermi nei confronti della categoria che, quotidianamente, convive con mille problemi legati alla messa in sicurezza delle scuole, fornendo alla stessa un supporto operativo che potesse aiutarla nel gestire gli aspetti più controversi del D.Lgs. 81/08. Di qui l’idea dell’allegato snello VADEMECUM al quale fare riferimento per verificare i numerosi adempimenti previsti dalla legislazione vigente.
Il VADEMECUM, , che mettiamo a disposizione dell’intera categoria, è stato impostato in modo didascalico, focalizzando l’attenzione sugli adempimenti più importanti, per altro acuitisi con l’entrata in vigore della legge 107/2015 (cd. BUONA SCUOLA), per rendere più agevole …la messa in sicurezza dei colleghi.
Per casi particolari e anomali e per chiarimenti e/o consulenza sull’argomento è possibile contattare gli esperti del settore a mezzo del servizio consulenza.
In un Paese dove la Giustizia è forma e non sostanza è fondamentale tenere le carte a posto. Il terremoto de L’Aquila avrebbe procurato gli stessi danni e gli stessi morti, ma il povero Livio Bearzi non sarebbe stato condannato, così come è avvenuto per il collega Giuseppe Colombo, dirigente dell’Istituto di S. Giuliano di Puglia dove morirono 27 bambini e una docente. Il collega di S. Giuliano, ora Dirigente dell’APT di Campobasso, aveva richiesto al Comune, proprietario dei locali, la prevista certificazione e aveva segnalato le criticità. La forma era salva. Il terremoto ha causato il crollo della scuola, i bambini e la docente sono morti, il collega Colombo, comunque molto scosso, non aveva commesso alcun omicidio colposo …perché le carte erano a posto!!
Il povero Bearzi non ha fatto in tempo a mettere a posto le carte magari le ha chieste verbalmente o telefonicamente segnalando le criticità e, quindi, è colpevole e responsabile dei morti anche perché non aveva valutato, con il suo sismografo personale, che ci sarebbe stato il terremoto evacuando in piena notte l’edificio. Cosa sarebbe successo qualora avesse disposto l’evacuazione mettendo, in piena notte, in mezzo alla strada tutti i convittori e il personale e non ci fosse stato, in quella terribile notte, il terremoto e, magari qualcuno, nel trambusto, si sarebbe fatto male? Probabilmente gli sarebbe stata inflitta una pena ancora maggiore … oltre che dichiararlo insano di mente qualora avesse motivato l’ “insana” decisione di evacuare l’edificio grazie ai suoi poteri veggenti o al suo sismografo personale. Non spettava alla Protezione Civile, grazie ai sismografi (quelli veri!) dichiarare lo stato di allerta e chiedere al Sindaco di emettere l’ordinanza di evacuazione dell’edificio, prevedendo anche la sistemazione degli evacuati? Questa non è Giustizia, è solo ricerca di un capro espiatorio per acquietare le coscienze. E’ vergogna e va gridata a gran voce fino a quando il collega Bearzi non sarà liberato, restituito ai suoi affetti e rimesso al suo posto risarcendolo di tutti i danni morali e materiali.
La categoria e l’intero Paese devono indignarsi e reagire anche per costringere il Legislatore a modificare norme assurde, illogiche e insensate eliminando responsabilità altrui che non possono ricadere su un dirigente Scolastico solo perché la Legge lo qualifica datore di lavoro (sulla carta!) senza assegnargli le necessarie risorse e poteri di intervento.