Riportiamo integralmente il documento allegato anche in pdf, con il quale DIRIGENTISCUOLA denuncia l’ennesima beffa nei confronti della categoria e invita le OO.SS. rappresentative ad abbandonare il tavolo del rinnovo del CCNL e a programmare azioni di lotta comuni. Attilio Fratta: “Quello che si sta tramando ai danni della categoria è di una gravità inaudita. Oltre che azzerare quasi del tutto quel poco che si era riusciti ad ottenere, si sta offendendo l’intelligenza della categoria con uno stratagemma che fa invidia agli esperti del gioco delle tre carte, con l’aggravante del terrorismo psicologico. Se la categoria non reagirà immediatamente potrà continuare a piangersi addosso per i prossimi vent’anni”
DOCUMENTO DENUNCIA DIRIGENTISCUOLA
VERSO L’ENNESIMA FREGATURA DELLA DIRIGENZA SCOLASTICA!
Il sesto incontro tenutosi all’ARAN nel tardo pomeriggio dell’11 ottobre, intervallato da quello informale al MIUR di una settimana prima, sembra aver segnato il traguardo massimo raggiungibile dalla dirigenza scolastica, sempreché l’Amministrazione sciolga le riserve dopo i richiesti approfondimenti.
E pensiamo che un minimo di generosità dovrebbe concederla alla granitica Triplice – che parla sempre con una sola voce e sottoscrive documenti rigorosamente unitari – dopo aver praticamente avuto il via libera all’ennesimo contratto deteriore per i “figli di un Dio minore” usciti dalla specifica area quinta ma destinati a stazionare nel retrobottega della comune nuova area dell’Istruzione e Ricerca.
Si ha ragione di ritenere che anche per la parte normativa, che non ha alcun costo, si voglia cambiare poco o niente. Delle 25 richieste elencate nella piattaforma della DIRIGENTISCUOLA:
– dovrebbero essere meglio calibrate almeno le procedure del conferimento d’incarico alla scadenza del triennio e in seguito alla ristrutturazione delle istituzioni scolastiche nelle annuali operazioni di dimensionamento o quando scendano sotto i prescritti parametri e perdano l’autonomia;
– si dovrebbe alzare l’asticella della mobilità interregionale “almeno” nella misura del 30% dei posti disponibili ed eliminando il nulla-osta del direttore generale della regione ricevente;
– si dovrebbe generalizzare la restituzione al ruolo di provenienza, a domanda, ora ristretta al solo periodo di prova;
– si dovrebbe, infine, procedere al riallineamento della scadenza dei contratti per poter conferire una maggiore razionalità alla mobilità territoriale.
E’ tutto qui! Perché non ci sarà tempo e voglia di affrontare i temi qualificanti della valutazione autenticamente dirigenziale, come la legge prevede, né la mobilità professionale di quella che, sempre per legge, è la più gestionale di tutte le dirigenze pubbliche di pari seconda fascia, ma che si vuol derubricare nell’evanescente figura di mero coordinatore della didattica, inchiodato – primus(?) inter pares – in un’autoconsistente, e sedicente, comunità educante.
Nel prossimo incontro, dedicato alle relazioni sindacali, sarà replicata la consueta pantomima discettandosi sul nulla, perché si sa già che il testo è blindato e quindi indisponibile, tranne che – come nei precedenti cinque – per qualche virgola da aggiustare, per qualche aggettivo da correggere e per qualche congiuntivo da mettere a posto.
Poi però si dovrebbe entrare nel vivo, formalizzandosi l’accordo già raggiunto lontano dai riflettori e con l’anomala mediazione del MIUR, fondato sull’alibi di un MEF che si appresterebbe a dragare le risorse destinate dalla legge di stabilità 205/17 alla progressiva perequazione della retribuzione di parte fissa per finanziare reddito di cittadinanza, flat tax e revisione della legge Fornero sulle pensioni.
La genialata per neutralizzare l’ipotetico furto consiste nella riedizione in pejus del gioco delle tre carte, di recente sperimentato nel rinnovo contrattuale del comparto. Si cedono otto dodicesimi dei 37 milioni di euro lordo Stato che avrebbero dovuto decorrere dal primo gennaio 2018 e dal primo settembre dello stesso anno si anticipa contestualmente la decorrenza dei 41 milioni di euro, sempre lordo Stato, che la legge poc’anzi citata rende disponibili dal primo gennaio 2109.
In soldoni, con otto dodicesimi di 37 milioni si acquistano quattro dodicesimi di 41!
E si ha il coraggio di far passare lo scippo come un regalo: si cedono 24,66 milioni di euro per sempre e, per illudere la categoria, si anticipano di quattro mesi 13,66 dei 41 milioni già stanziati. Questa è l’ennesima offesa all’intelligenza della categoria.
Per indignazione TUTTE le OO.SS. rappresentative, dovrebbero abbandonare il tavolo, dichiarare lo stato di agitazione, proclamare sciopero ad oltranza innalzando perfino le barricate.
Per proposte meno indecenti e offensive l’Area funzioni centrali ha abbandonato il tavolo e l’Area medica ha proclamato lo sciopero.
Le OO.SS. dell’Area istruzione e ricerca sono invece pronte a firmare… e occorre pure far presto – si dice con crescente allarmismo – a metterli in sicurezza e dandosi per persa la terza e più corposa tranche dei 96 milioni a decorrere dal 2020.
Il brillante risultato che ne consegue è di assicurare per il 2016 e per il 2017 gli zero-virgola di incremento retributivo, che nel 2018 assommano al 3,48 del tasso d’inflazione programmato, come in tutto il pubblico impiego. Di modo che per il periodo 1 gennaio 2016-31 agosto 2018, vale a dire per quasi tutta la tornata contrattuale, le distanze con le altre dirigenze non aggettivate anziché ridursi si allargano, per la banale considerazione che queste partono da retribuzioni ben più consistenti.
Che poi venga violata una legge dello Stato, che prescrive la progressiva armonizzazione della retribuzione di parte fissa a quella prevista per le altre figure dirigenziali del comparto Istruzione e Ricerca, trattasi di un ininfluente dettaglio; così come si può passare sopra un’armonizzazione impellente, secondo la relazione che l’accompagna, perché, a fronte di una retribuzione sperequata, non corrisponde invece alcuna differenza nelle competenze e nelle responsabilità attribuite ai dirigenti scolastici rispetto agli altri.
E’ di tutta evidenza che si sta consumando per la categoria un’autentica truffa contro la volontà del Legislatore e, ancor prima, contro l’inequivoca sentenza della Corte costituzionale 178/15, che affidano alla contrattazione collettiva, in questa tornata 2016-2018, il compito di realizzare la perequazione di posizione fissa, perciò riguardante tutti i dirigenti in servizio nel triennio, ancorché l’esigibilità delle risorse stanziate – che non potevano di certo riferirsi ad anni finanziari pregressi! – sia progressivamente possibile alle scadenze indicate: perequazione di (sola) parte fissa che in concreto si completerà a decorrere dall’1 gennaio 2020, dato che da quel momento in poi vi sarà il grosso dello stanziamento, sino a 96 milioni di euro all’anno, per sanare il gap dei circa 8.500 euro annui lordo-dipendente ed oltre tale limite operando il CCNL 2019-2021, che dovrebbe assicurare la perequazione di parte variabile e di risultato ai soggetti in servizio nel relativo arco temporale.
Dunque, si azzera o quasi il presente triennio contrattuale e, nella sostanza, si affida a quello successivo(?) il compito di completare la perequazione di parte fissa; mentre la non meno sperequata retribuzione di posizione parte variabile e l’inesistente retribuzione di risultato sono destinate a perdersi nella notte dei tempi.
DIRIGENTISCUOLA contrasterà con tutte le sue forze l’ennesimo contratto al ribasso che i sindacati di comparto si accingono a sottoscrivere per la loro dichiarata controparte datoriale, che parrebbe accettato anche da altre sigle, comprese quelle più autorevoli e relativamente più rappresentative, fin qui reticenti se non ambigue.
Non subirà inerte un altro prossimo giro – sarebbe il quarto! – di una dirigenza perennemente stracciona e figlia di un Dio minore; che, come minimo, dovrebbe attendere altri vent’anni per vedersi riconosciuta la propria dignità: alla fine lo stesso tempo, e forse non basterà, impiegato dal Popolo d’Israele per raggiungere la Terra Promessa. Una Terra Promessa che, come il suo Condottiero, i dirigenti scolastici attualmente in servizio e larga parte di coloro che – in età non propriamente verde – entreranno nei ruoli il primo settembre 2019, potranno solo vedere da lontano.
Se la categoria non si muove, e non si espone, per gridare il proprio disgusto, il misfatto sarà bell’e compiuto!
DIRIGENTISCUOLA, nella convinzione che la speranza sia l’ultima a morire, lancia un appello alle altre OO.SS. rappresentative presenti al tavolo, invitandole ad abbandonare il tavolo al prossimo incontro e a denunciare, con azioni comuni TUTTI INSIEME, lo sdegno della categoria che, a sua volta, deve pretendere da chi la rappresenta tutela e difesa della propria DIGNITA’, ovvero dare definitivamente loro il ben servito!