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DIRIGENTE INTERDETTA: ACCANIMENTO?

DIRIGENTE INTERDETTA: ACCANIMENTO?

Tra le tutele garantite dalla nostra Costituzione al cittadino vi è sicuramente la libertà di manifestazione del pensiero, cui fa da naturale corollario quel diritto di cronaca che consente la diffusione di notizie di pubblico interesse. Vi è, però, anche la tutela dei soggetti indagati o imputati, i quali non devono essere considerati colpevoli sino a che non sia intervenuta una condanna definitiva.

Troppo spesso, purtroppo, il confine tra il diritto di cronaca e le posizioni garantiste degne di uno stato di diritto non viene rispettato in nome di quel sensazionalismo che, nello sfrenato inseguimento dello scoop, porta a fornire versioni non sempre corrispondenti alla realtà oggettiva dei fatti.

Nessuna colpa senza processo: eppure, la dirigente Angela Sodano, destinataria di un’ordinanza di interdizione dei pubblici uffici in virtù di fatti risalenti a quando dirigeva l’I.C. “Europa Unita” di Afragola, la sua ingiusta condanna l’ha già subita. Non è certo il primo episodio di cronaca teso a creare il caso, alimentando un meccanismo inquisitorio che consente all’opinione pubblica di ergersi ad accusatore e giudice al contempo. Sì, perché il giudizio che pesa, prima di tutti gli altri, è quello della collettività, e non è giusto che venga emesso prima ancora che a farlo siano gli organi all’uopo deputati.

La tendenza ormai comune al risalto eccessivo della notizia impedisce che vengano assicurate adeguate garanzie ai soggetti coinvolti in vicende che, spesso, hanno poi tutt’altro esito da quello inizialmente prospettato.

La pubblicazione di stralci, di frasi decontestualizzate, tra cui ipotetici giudizi sulla personalità della dr.ssa Sodano, non è notizia: è manipolazione. Non si spiegherebbe, altrimenti, la superficialità nel fornire informazioni inesatte come quella relativa al trasferimento d’ufficio, laddove, invece, il trasferimento dall’I.C. di Afragola era avvenuto su domanda della stessa Sodano.

Così come non si comprende perchè  non sia stato dato pari risalto alle numerose testimonianze di quei docenti che, della dr.ssa Sodano, evidenziano la cortesia, la disponibilità, la passione per il proprio lavoro.

Quest’ultimo aspetto, ci sia consentito, sembra esser stato trascurato anche dalla magistratura, anche perché, lungi dal voler dare aprioristici giudizi, la misura interdittiva adottata nei confronti della dr.ssa Sodano, e l’enfasi data con la conseguente notifica a scuola, ci pare spropositata e frutto di un ingiustificato accanimento.

Ed è la stessa magistratura a non aver garantito la giusta riservatezza sui dati delle indagini. Ci chiediamo, dunque: su chi ricadono le colpe di questa eccessiva fuga di informazioni che, fuorviando l’opinione pubblica, contribuisce a far emettere condanne ante litteram?

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