DIRIGENTISCUOLA-Di.S.Conf. ha inviato l’allegata lettera alle autorità ministeriali e ai direttori degli uffici scolastici regionali dopo aver avuto modo di riscontrare il comportamento erratico di questi ultimi che, in assenza di una minima azione di coordinamento dei vertici amministrativi, non in grado di esprimere un’unità d’indirizzo, hanno assurdamente formalizzato una valutazione pur a fronte di previe comunicazioni di dirigenti scolastici che avevano dichiarato l’indisponibilità a compilare il portfolio e sue proliferanti appendici, escogitato dalla Direttiva 36/16 a firma di una ministra della Repubblica di cui s’è persa memoria e reiterato, con un’ostinazione degna di miglior causa, dopo un incontro semiclandestino con i sindacati generalisti, elettisi paladini della loro “controparte datoriale”.
E si sono peritati pure – taluni direttori degli uffici scolastici regionali – di aggiungervi del proprio, stigmatizzando quei reprobi rimasti a mezza strada per non aver corrisposto ad “una maggiore puntualità nell’osservanza della procedura prevista, al fine di assicurare la conoscenza dell’attività dirigenziale realizzata”: una procedura del tutto distonica rispetto alle prescrizioni di legge.
Una specie di velata minaccia nel tentativo di dissuadere la categoria dal rifiutarsi, anche per il c.a., dalla compilazione del portfolio. Analoga strategia messa in atto lo scorso anno e miseramente fallita.
Per queste ragioni abbiamo a suo tempo e per primi proclamato lo stato di agitazione e di disubbidienza civile della categoria, assicurando la copertura sindacale a tutti quei colleghi che non sono stati – non sono e non saranno – disposti a far da cavia per legittimare ruoli e funzioni di chi, da quindici anni a questa parte, confeziona, e ripropone con mutate denominazioni, assurdi caravanserragli eternamente “sperimentali”, testualmente privi di qualsivoglia effetto giuridico (ed economico) per i destinatari, che non sia l’offesa della loro dignità professionale, svilita dall’imposizione subdolamente ricattatoria di “prestazioni meramente facoltative e volontarie…non obbligate da alcuna previsione normativa o pattizia”, secondo un’associazione sindacale che strada facendo ha sposato, e rinforzato, la posizione di DIRIGENTISCUOLA; ovvero costretta a gravarsi dell’“astrusa, farsesca e farraginosa procedura ideata dal MIUR…di adempimenti inutili, costituenti vere e proprie vessazioni burocratiche…e contra legem”, secondo un’ultima sigla che dà mostra di volersi affiancare ad una battaglia di giustizia, per una valutazione seria di una dirigenza vera. Con l’auspicio che il nuovo ministro dell’istruzione voglia da subito provvedere ad una pietosa sepoltura di un ectoplasma che altrimenti ancora nel prossimo anno scolastico 2018/19 sarà mantenuto artificiosamente in vita per “meglio testarlo ed eventualmente correggerlo”, con la schedatura dei riottosi “ad obbedir tacendo”.
Questa valutazione non s’ha da fare! E fino a quando l’Amministrazione si ostinerà a non rispettare la legge, la categoria è legittimata a disobbedire. E nessun si deve permettere il lusso di insinuare ritorsioni di qualsivoglia natura.
Se lo scorso anno si è rifiutato il 33%, c’è da augurarsi che quest’anno lo faccia l’intera categoria. Se questa è la via per opporsi alle continue molestie burocratiche la percorreremo fino in fondo.