In data 16 giugno 2022, presso il Tribunale di Roma, sezione Lavoro, i legali di DIRIGENTISCUOLA hanno depositato ricorso contro il Ministero dell’Istruzione ex art. 28, Legge n. 300 del 1970, denunciando la condotta antisindacale dell’Amministrazione nella gestione del confronto svoltosi per le operazioni di conferimento degli incarichi.
La vicenda è ben nota: l’incontro tenutosi a Roma il 7 giugno u.s., che ha fatto seguito a quello del 1° giugno in modalità a distanza, aveva avuto esito meramente interlocutorio, essendosi l’Amministrazione riservata di decidere sulle posizioni espresse dalle OO.SS. presenti ed oggetto di discussione. Tali valutazioni avrebbero dovuto essere, poi, cristallizzate in un documento di sintesi dei lavori e delle posizioni emerse, come chiaramente statuito dall’art. 5, co. 2, del vigente CCNL Area Istruzione e Ricerca: tale atto avrebbe formalmente chiuso il confronto tra le parti.
A dispetto delle previsioni contrattuali in tema di relazioni sindacali, la D.G. del personale, in data 8 giugno 2022, ha diramato agli UU.SS.RR. la circolare sulle operazioni relative agli incarichi dirigenziali, assumendo iniziative unilaterali e redigendo il verbale del confronto solo in un secondo momento. L’antisindacalità di questo comportamento è evidente, come sottolineato dai legali di DIRIGENTISCUOLA nel ricorso proposto: l’Amministrazione deve rispettare le procedure previste e non calpestare le prerogative di chi rappresenta la categoria e ne tutela gli interessi!
Quest’episodio, purtroppo, costituisce solo la punta dell’iceberg di un sistema i cui equilibri sono stati irrimediabilmente alterati. Tollerare ulteriormente questi comportamenti significherebbe consentire l’incancrenirsi di meccanismi autocratici che diventerebbero consuetudine. Questa considerazione ci porta ad una riflessione più ampia: da un po’ di tempo a questa parte, l’Esecutivo è sempre più avvezzo ad acquisire autonomamente determinazioni che arrivano a calpestare la volontà del legislatore, prova ne sia, per quel che interessa in questa circostanza, la ferma ostinazione nel non voler rendere disponibili le sedi neodimensionate – sulla base dei parametri della vigente legge di bilancio – alla mobilità interregionale ed al conferimento di nuovi incarichi.
L’Italia è ancora una Repubblica parlamentare? La sovranità spetta ancora al popolo per mezzo dei suoi rappresentanti? O ci siamo forse persi qualche modifica costituzionale?
La denuncia di tali comportamenti era doverosa, perché non si può più tacere su tale modus operandi illegittimo e prevaricatore.
Un’ultima considerazione, però, sia consentita: la storia insegna che le rivoluzioni, quelle vere, sono portate avanti dal popolo. L’esercito è fatto di soldati, ed i soldati non possono limitarsi a dire: ho delegato i generali, se ne occupino loro.
Il sindacato fa tutto quanto è in suo potere, ma…dov’è la categoria?