In fase di consultazioni per la formazione del nuovo Governo, il Presidente incaricato Mario Draghi ha posto al centro dei colloqui la scuola, ritenendo urgente rimediare al rallentamento imposto obtorto collo dalla pandemia attraverso la revisione del calendario scolastico – con il conseguente prolungamento delle lezioni oltre i tempi previsti – e l’incremento nelle assunzioni dei docenti.
E’ innegabile: un atteggiamento di attenzione nei confronti del diritto all’istruzione non può che essere accolto con plauso, dopo decenni di pseudoriforme tese, più che a far crescere il nostro sistema scolastico, a farne il baluardo della cosiddetta spending review.
Ci auguriamo sia il segnale iniziale di un’inversione di tendenza, un doveroso segno di civiltà che permetta di rinvigorire il sistema scolastico, principale strumento di attuazione di quell’uguaglianza sostanziale invocata a gran voce dalla nostra Carta costituzionale.
Questo, però, potrà avvenire solo in un’ottica di lungo periodo, attraverso la realizzazione di un massiccio piano riformista che dia nuova linfa alle scuole in maniera globale, ponendo rimedio ai numerosissimi problemi organizzativi e strutturali che, a tutt’oggi, affliggono il sistema.
E nell’immediato? DIRIGENTISCUOLA, pur condividendo i presupposti e le finalità delle esternazioni del dr. Draghi, invoca a gran voce un approccio pragmatico alla questione, tale da consentire la soluzione delle problematiche che verrebbero a crearsi in caso venisse attuato quanto prospettato. Per cominciare, in caso di allungamento dei tempi dell’anno scolastico, sarebbe necessaria l’emanazione di norme che consentissero ai dirigenti, in maniera chiara ed inequivocabile, di prorogare i contratti di supplenza al termine delle lezioni. O vogliamo forse assistere al déjà-vu della vicenda relativa alle proroghe dei supplenti COVID?
Ancora: si deve mettere mano, sin da ora, ad una più coerente organizzazione globale che, accogliendo quanto richiesto da tempo dalle varie parti sociali, possa finalmente garantire un rientro in sicurezza di tutta la popolazione scolastica.
Queste, in sintesi, le questioni più urgenti. Di certo il problema non si risolverà prolungando semplicemente il termine delle lezioni al 30 giugno, ovvero rivedendo il calendario scolastico.