Come già preannunciato, dopo il primo incontro del 29 giugno u.s. e susseguente all’interlocuzione che avevamo avuto con il Ministro Valditara e il Capo di Gabinetto Recinto, vi è stato oggi il seguito per la definizione dell’atto di indirizzo, prodromico all’avvio delle trattative per il rinnovo del CCNL 2019-2021 (già scaduto ma non ancora rinnovato).
Con soddisfazione abbiamo preso atto che molti dei punti già indicati e relazionati al signor Ministro e alla sua tecnostruttura in diverse occasioni, sono stati recepiti nel documento illustrato dall’Amministrazione. In particolare:
1) Rafforzamento dei poteri di delega del dirigente, specie in caso di assenza giustificata dal servizio per periodi brevi e nei quali non si dà seguito a nomina di reggente;
2) Avvio della valutazione dirigenziale, ritenuta non più procrastinabile, e collegata alla retribuzione di risultato, atteso che la Funzione pubblica, in assenza di valutazione, non consentirà più l’erogazione della retribuzione di risultato definita per mero automatismo in base alle tre fasce nazionali di complessità in cui, dal 1° settembre 2023, sono uniformemente graduate tutte le istituzioni scolastiche;
3) Ridefinizione degli incarichi aggiuntivi obbligatori e facoltativi del Dirigente scolastico;
4) Revisione della parte normativa rispetto alle sanzioni disciplinari, che più volte abbiamo evidenziato essere non graduali, per una dirigenza – quella agita nelle istituzioni scolastiche – socialmente sovraesposta, che s’interfaccia quotidianamente con una pletora di soggetti istituzionali e non, sì che possono ingenerarsi inevitabili conflitti;
5) Riconsiderazione della norma pattizia rispetto ai dirigenti all’estero al fine di risolvere le inerenti, e persistenti, problematiche;
6) Introduzione del lavoro agile, che è diventato strumento diffuso nella P.A.;
7) Attenzione al benessere organizzativo del dirigente. Gli interventi al tavolo hanno fatto rilevare l’assenza del punto relativo alla mobilità, che dovrebbe essere ridefinito alla luce della situazione determinatesi in seguito all’espletamento dell’ultimo concorso nazionale, che ha prodotto un contenzioso giudiziario tuttora in corso. E anche in proposito Dirigentiscuola ha insistito sulla previsione di una mobilità intercompartimentale per venire incontro sia alle legittime aspettative di chi decide di transitare in altra amministrazione sia le esigenze di chi, non potendo ottenere la mobilità interregionale per la riduzione di posti dovuti al dimensionamento imposto dall’ultima legge di bilancio, potrebbe trovare nella mobilità intercompartimentale la possibilità di avvicinarsi alla propria famiglia.
Si è altresì sollecitata l’Amministrazione nella puntuale regolazione contrattuale della formazione e richiamata la sua attenzione su altri istituti di non minore rilevanza, come il riconoscimento del diritto al rimborso di tutte le spese giustificate dal dirigente scolastico per esigenze di servizio e incluso il diritto ai buoni pasto; l’introduzione del welfare contrattuale; una più precise definizione delle responsabilità sulla sicurezza nei luoghi di lavoro; la revisione e l’operatività del Comitato paritetico per il mobbing; le modalità e i limiti con cui il dirigente scolastico può corrispondere a motivate deleghe del direttore dell’USR, di cura del contenzioso davanti al giudice del lavoro in primo grado.
Il Presidente Fratta: “Al di là di quel che si potrà ottenere dal rinnovo di un CCNL, peraltro abbondantemente scaduto, posso solo ripetere e ribadire lo stesso concetto. Riusciremo a diventare una dirigenza vera solo se la categoria lo vorrà. È la categoria che decide chi deve sedersi al tavolo delle trattative. È la categoria che deve porre fine anche al fenomeno delle doppie e triple deleghe, causa principale di tutti i problemi e autentica vergogna che certamente non ci fa onore. I dati dell’ultima rappresentatività parlano da soli. A fronte di un organico di 7.559 dirigenti sono state rilevate 10.279 deleghe, ovvero ben 2.720 deleghe in più. Considerato che oltre il 20% della categoria non ha alcuna delega, le doppie o triple deleghe ammontano a circa 4.232, più del doppio della rilevazione precedente e più del 50% dell’organico. Delle due l’una: o la categoria non si rende conto della gravità e delle conseguenze, oppure è scientemente autolesionista”.