A immediato seguito dell’incontro con la ministra Azzolina, l’Amministrazione si è confrontata con le associazioni sindacali di Area sui criteri e modalità concernenti il periodo di formazione e prova dei dirigenti scolastici immessi in ruolo il primo settembre 2019.
Il percorso proposto è parso a DIRIGENTISCUOLA sintonico con un sano principio di realtà, considerandosi che sarà attivato a tre mesi, o poco più, dalla fine dell’anno scolastico e che non sono accessibili tutte quelle risorse professionali, vale a dire quelle competenze esperte, necessarie per una formazione seria di una dirigenza vera, che per i neo-colleghi non-scolastici è affidata alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione.
Fondamentalmente, si tratterà di un’autovalutazione documentata prodotta dal dirigente scolastico neo-assunto che, a seguito dell’azione di tutoraggio delle attività svolte, compilerà quattro sintetiche schede, su format predisposto, per ciascuno dei quattro ambiti figuranti nell’allegata tabella, integrati dalla presentazione di un a-tecnico dispositivo amministrativo direttamente curato, che può – a scelta – essere un atto d’indirizzo, una delibera di organi collegiali, un provvedimento organizzativo, un atto negoziale, o altro ancora.
Una persistente anomalia è invece costituita dal dirigente esperto tutor che assomma la funzione di accompagnamento e supporto con quella di formulare un parere istruttorio per il Direttore generale, comprensivo della proposta di conferma in ruolo o di risoluzione del rapporto di lavoro, ancorché non vincolante.
E’ un’anomalia che dovrà essere tenuta sotto controllo nel corso dell’intero processo, a partire dalla contestuale emanazione di linee d’indirizzo agli Uffici scolastici regionali e da questi, a cascata, ai tutor nominati.