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GIUSTIZIA E’ FATTA: fine di un incubo per i dirigenti del concorso 2017

GIUSTIZIA E’ FATTA: fine di un incubo per i dirigenti del concorso 2017

“ Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Sesta), definitivamente pronunciando sugli appelli, come in epigrafe proposti e tra di loro riuniti (ricorsi n. 5764 del 2019, n. 5742 del 2019, n. 5865 del 2019, n. 6625 del 2019, n. 6640 del 2019, n. 6665 del 2019, n. 8567 del 2019 e n. 1411 del 2020), nonché sugli appelli incidentali proposti dall’originaria ricorrente, accoglie gli appelli principali, respinge i correlativi appelli incidentali e, per l’effetto, in parziale riforma dell’impugnata sentenza, respinge integralmente il ricorso di primo grado; dichiara le spese del doppio grado di giudizio interamente compensate tra tutte le parti.  Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa. Così deciso in Roma, nelle camere di consiglio del giorno 15 ottobre 2020 e del giorno 19 novembre 2020, con l’intervento dei magistrati…”

E’ stata finalmente emessa la tanto attesa sentenza del Consiglio di Stato che mette fine a una vicenda durata anche troppo. Accertata, dunque, la piena validità della procedura concorsuale e cancellate tutte le ombre che ad arte erano state gettate sulla procedura concorsuale per dare il via all’ennesimo capitolo dei “ricorsifici” italiani, che ha arricchito chi dei ricorsi ha fatto un business, speculando sulle ansie di tutti i vincitori, già in servizio o in attesa di incarico. Quegli stessi soggetti che oggi, sfrontatamente, esprimono soddisfazione per il risultato, giunto al termine di un travagliato percorso processuale che li vedeva appoggiare, come già successo in altre occasioni, ricorrenti e resistenti al contemposic!

DIRIGENTISCUOLA, al contrario, ha preso una posizione netta fin dal primo momento, schierandosi in difesa dei diritti dei dirigenti scolastici che hanno superato le prove concorsuali e legittimamente sono entrati,  o stanno per entrare, nei ranghi della dirigenza scolastica: numerose, infatti, le azioni portate avanti a sostegno del concorso.

Ci siamo sempre chiesti – e l’amletico dubbio rimane – il perché di un petitum che mirava all’annullamento dell’intera procedura concorsuale: cui prodest? Quali i benefici per i ricorrenti? Il compiacimento di veder morire Sansone con tutti i filistei sarebbe stato tale da compensare l’amara delusione per la sconfitta?

Comprendiamo, invece, i ricorsi di quanti, non avendo superato le prove, previo accesso agli atti, hanno verificato anomalie valutative e lesioni dei loro diritti.  A costoro va tutta la nostra solidarietà e umana comprensione.  Chi ha svolto bene tutte le prove previste dal bando non può accettare l’esclusione per le ben note variabili soggettive o superficialità dei commissari che, pur  non avendo  letto o letto superficialmente gli elaborati, hanno espresso giudizi negativi, giocando con la vita delle persone.

Vogliamo augurarci che il Legislatore faccia tesoro di questa vicenda e che bandisca concorsi solo con prove oggettive, magari adottando anche per il mondo della scuola sistemi di progressione di carriera. In quasi tutte le altre amministrazioni si entra  tramite concorso, in ossequio al dettato costituzionale, ma si fa carriera per titoli. Ne basta uno di concorso!

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