Nell’incontro recente al Ministero dell’Istruzione, dedicato al lavoro agile per i dirigenti scolastici, ci aspettavamo la conclusione di una discussione che, sebbene semplice da risolvere, continua a non trovare risposta. Le istanze sindacali, infatti, sono facilmente accoglibili dall’Amministrazione, in quanto allineate alla Legge 81/2017 e alle disposizioni sul lavoro agile già applicate in altri settori della pubblica amministrazione. Inoltre, l’accordo doveva essere raggiunto entro 15 giorni dalla sua attivazione, come stabilito dal CCNL, ma ci troviamo ancora di fronte a continui rinvii, con un ritardo di quasi sei mesi dalla firma del Contratto.
Questo comportamento, purtroppo, non è nuovo. È stato osservato anche in altri ambiti, come le fasce di complessità, il CIN, il sistema di valutazione e tutte le questioni legate alle prerogative sindacali. Si tratta di una tendenza che rischia di compromettere la capacità di rispondere tempestivamente alle esigenze dei dirigenti scolastici, che sono da sempre sotto pressione.
Da quanto è stato istituito l’istituto del CONFRONTO i termini non sono mai stati rispettati e, per avviarli, siamo stati costretti a chiedere, sollecitare, diffidare, ecc… Naturale chiedersi perché nessuno ne risponde, perché non si avviano procedimenti disciplinari nei confronti dei responsabili?
Al di là delle considerazioni suddette, nel tentativo di comprendere meglio la posizione dell’amministrazione, analizziamo ciò che “è stato detto e, soprattutto, ciò che non è stato detto“. La vera domanda è: perché ci sono così tante difficoltà nell’introdurre una modalità lavorativa ormai consolidata in altri settori della pubblica amministrazione senza che diventi penalizzante? Si temono abusi e distorsioni? Si prendano provvedimenti nei loro confronti, ma non si può penalizzare un’intera categoria.
Quando l’amministrazione ha giustificato le restrizioni proposte, ha affermato che “ il lavoro agile deve essere adattato al ruolo del dirigente scolastico”. Da questa risposta emerge il sospetto che il lavoro agile non sia ritenuto compatibile con le esigenze del dirigente, che deve essere fisicamente presente per gestire emergenze quotidiane, rispondere ai genitori e supervisionare l’attività scolastica. Come può un dirigente scolastico lavorare da remoto e rispondere prontamente alle necessità della scuola senza compromettere il servizio?
Il timore dell’amministrazione sembra essere che, in assenza del dirigente fisicamente presente, la scuola possa rimanere senza presidio. Sebbene questa preoccupazione sia comprensibile, non giustifica la negazione di un diritto. Se è veramente questo il timore dell’amministrazione, la vera questione da risolvere è la mancanza di un middle management nelle scuole, che supporti il dirigente. Se questo problema fosse risolto, il lavoro agile per i dirigenti scolastici sarebbe possibile. Tuttavia, l’alternativa attuale sembra essere quella di limitare il numero di giorni di smart working, escludere i dirigenti neoassunti e chiedere loro di essere reperibili durante la giornata, senza considerare il diritto alla conciliazione tra lavoro e vita privata. E questo non è ammissibile.
L’amministrazione sembra non voler riconoscere che anche i dirigenti scolastici abbiano diritto a una gestione più flessibile del proprio tempo lavorativo, come avviene per altri dirigenti pubblici. Anziché imporre restrizioni, sarebbe più utile consentire ai dirigenti scolastici di autoregolarsi, decidendo quando è necessaria la presenza fisica e quando no. Se sono capaci di gestire strutture complesse come le scuole, dovrebbero essere in grado di organizzare la propria presenza senza compromettere gli obiettivi!
Inoltre, se un dirigente scolastico deve essere sempre presente fisicamente ed emotivamente, è essenziale che le condizioni economiche e strutturali gli consentano di adempiere al suo ruolo senza sacrifici eccessivi. Le soluzioni attuali non risolvono questi problemi, lasciando molte questioni irrisolte.
Pertanto, chiediamo risposte chiare: perché i dirigenti scolastici non possono accedere a un minimo di 8 giorni di smart working al mese? Perché non hanno diritto alla disconnessione durante la giornata lavorativa? Perché sono penalizzati rispetto ad altri settori della pubblica amministrazione? Ci aspettiamo che il Ministero riconosca le difficoltà concrete che i dirigenti scolastici affrontano ogni giorno.
Se non arriveranno risposte adeguate, la questione del lavoro agile per i dirigenti scolastici sarà portata, se necessario, in tribunale. I diritti sindacali sono inviolabili e non possono essere negoziati al ribasso, soprattutto quando si tratta di una categoria che svolge un ruolo fondamentale nelle scuole.
Infine, se consideriamo le disposizioni relative agli altri dipendenti dello Stato, il contrasto con l’approccio del Ministero dell’Istruzione appare maggiormente evidente. Le nuove norme, che prevedono una maggiore flessibilità del lavoro agile in altri settori, sembrano lontane anni luce dalla gestione attuale per i dirigenti scolastici. Nonostante numerosi studi dimostrino che il lavoro agile aumenta la produttività, l’amministrazione sembra voler mantenere il dirigente scolastico fisicamente presente, con compiti quasi di “guardianìa”.
Con maggiore evidenza, sottolineiamo la “ sperequazione di trattamento” nei confronti dei dirigenti scolastici facendo riferimento a quanto stabilito per i 193.000 dipendenti statali di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici come INPS e INAIL. In attuazione del CCNL comparto funzioni centrali triennio 2022 – 2024 firmato il 27 gennaio 2025, è stato deciso che:
- con decisione di ciascuna PA, sarà possibile aumentare i giorni di lavoro da remoto, che potranno anche superare quelli in presenza;
- entro il mese di aprile di ciascun anno ogni PA avvierà in autonomia le trattative integrative sullo smart working, adattandone l’organizzazione alle proprie specificità, in base a principi di equità e di inclusione;
- il lavoro a distanza costituisce uno degli strumenti a disposizione della PA per favorire l’inserimento del personale neoassunto, andando incontro alla richiesta di conciliare meglio la vita professionale con quella privata, soprattutto in relazione agli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro;
- vi sarà l’obbligo verso il lavoratore in smart working, da parte di ogni PA, di pagare il buono pasto;
- le PA potranno – in via sperimentale e ferma restando la garanzia del livello di servizi resi all’utenza – ”articolare l’orario ordinario di lavoro di 36 ore settimanali previsto all’art. 17, comma 1, del CCNL 12 febbraio 2018, su quattro giorni”.
Il MIM si sta sempre più dimostrando incapace di comprendere che la scuola per funzionare per i nostri alunni e studenti non ha bisogno di tenere il dirigente scolastico a scuola 24 ore su 24 (sappiamo tutti che la condizione psicologica di logorìo vissuta dai dirigenti scolastici, tipica del burnout, è sostanzialmente quella che rimanda costantemente i pensieri ai problemi della scuola), ma ha bisogno di una struttura organizzata costituita, come DIRIGENTISCUOLA ha detto mille volte, da un solido middle management.
La presenza nelle scuole di figure vicarianti il dirigente scolastico, le cui attribuzioni siano definite per legge, toglierebbe ogni alibi al MIM in tema di corretta concessione del lavoro agile ai DS.
Ciò non accade in quanto, come DIRIGENTISCUOLA ha più volte scritto chiaramente, l’alta burocrazia del MIM è resistente al cambiamento, poiché “ben vigile nel mantenere la distanza di sicurezza dai problemi reali della scuola, preferendo collocarsi nella comfort zone di supporto meramente formale al livello politico, osservando i Dirigenti Scolastici quasi come figure di confine”.
Se nella scuola italiana, sistema storicamente a legami deboli, “tutto si tiene”, non è più possibile, con gli attuali livelli di complessità sociale e scolastica, che il dirigente scolastico “tutto tenga” e a lui tutto si rimandi.
E se si vuole che il dirigente scolastico continui a presidiare ogni procedura, considerandolo fondamentale e necessario per la tenuta del sistema, perché a questo punto non riconoscere sul piano retributivo quella complessa tipicità che non ha eguali nella storia della dirigenza pubblica del Paese?
Chiediamo quindi un intervento urgente del Ministro Valditara per affrontare la situazione e superare l’indolenza dell’alta burocrazia del MIM, che continua a mantenere lo status quo e nascondere le proprie inadeguatezze dietro problemi che, ormai, sono ben noti e risolvibili.
“Ricordo all’On. Ministro – conclude il Presidente Fratta – che il lavoro agile sarebbe dovuto entrare in vigore a partire dall’inizio dell’anno scolastico. Ci sono voluti ben quattro mesi di richieste e solleciti solo per avviare il CONFRONTO in data 9 gennaio 2025. CONFRONTO che si sarebbe dovuto concludere al massimo il 24. Sono trascorsi ben 27 giorni e ancora non è dato sapere la data del prossimo incontro. In analoghe situazioni a un dirigente scolastico l’Amministrazione avrebbe già disposto ispezioni e avviato procedimenti disciplinari! Le silenti OO. SS. allo scadere del quindicesimo giorno avrebbero già denunciato i dirigenti per condotta antisindacale. Dobbiamo prendere atto, On. Ministro, che la legge è uguale per tutti ma che non tutti sono uguali per la legge? Perché ci deve costringere a protestare e/o a denunciare? Ponga fine a questo modus operandi che di certo non fa onore all’Amministrazione. So bene che rimuovere situazioni e comportamenti consolidati non è facile, che ci sono e ci saranno resistenza, ma bisogna avere il coraggio di cambiare. Vero è che il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare e che i Don Abbondio o i Pilato abbondano, ma Lei Signor Ministro ha dimostrato in più occasioni di avere coraggio e di essere determinato.”