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Il ricorso rapido contro i presidi: la senatrice Granato ritorna alla carica!

Il ricorso rapido contro i presidi: la senatrice Granato ritorna alla carica!

Partorito da una rancorosa ossessione della senatrice pentastellata Laura Granato al tempo della maggioranza giallo-verde del Conte 1, pensavamo che si fosse volatilizzato come le labili foglie al vento d’autunno, e di non doverne più parlare. E invece no. Continua l’ incurabile ossessione della Granato conto i dirigenti scolastici.  

Mentre questi stanno fronteggiando l’emergenza coranavirus, evidentemente pensando che la categoria fosse distratta, ha avuto avvio, in commissione Istruzione al Senato, l’iter del disegno di legge recante l’anodino titolo di “Modifica all’articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in materia di reclamo al dirigente preposto all’ufficio scolastico regionale” e la cui traduzione è  “ricorso rapido contro il preside-sceriffo”.

Se, in luogo di essere mandato al macero, dovesse tradursi in legge, l’attuale assetto (non più) autonomistico delle istituzioni scolastiche risulterebbe stravolto dalle fondamenta e, a fortiori, verrebbe meno la giustificazione della qualifica dirigenziale di chi non avrebbe più ragione di fregiarsene. Beninteso, e non è neanche questo il punto, persistendo intatto il granitico coacervo di responsabilità che continuerebbe ad astringerlo!

Sotto l’ipocrita foglia di fico della “tutela deflattiva del contenzioso” – come si legge nella relazione di accompagnamento – sono sì “fatti salvi” i commi da 1 a 4 del predetto articolo (qui ininfluenti i successivi 5-11), riguardanti i poteri attribuiti alla dirigenza scolastica siccome preordinati alla gestione efficiente-efficace-economica  di una pubblica amministrazione cui sono preposti in posizione apicale e con esclusiva responsabilità dei risultati, giuridicamente esigibile. Ma sono poi in fatto neutralizzati dall’aggiunta dei commi 11-bis, ter, quater, quinquies e sexies: al di cui tenore, “avversotutti gli atti di gestione del rapporto di lavoro e i provvedimenti emanati dal dirigente scolastico”, compresi quelli disciplinari, di formazione delle classi, loro assegnazione ai docenti e via delirando, entro cinque giorni dalla pubblicazione all’albo o dalla notifica agli interessati, è ammesso un reclamo motivato al dirigente preposto all’ufficio scolastico regionale”.

Questi, entro il successivo termine perentorio di quindici giorni, in caso di accoglimento annulla o sostituisce l’atto o il provvedimento impugnato e lo comunica altresì all’Ufficio per i procedimenti disciplinari perché si attivi in caso d’inerzia del dirigente scolastico nell’eseguire la decisione.

La decisione è resa “su parere conforme” di una costituenda commissione composta da tre – oggi, e presumibilmente per almeno un lustro, introvabili – dirigenti tecnici. Che, si suppone in via esclusiva e dilatando oltre ogni ragionevole umana misura il proprio orario di lavoro, passeranno in filigrana tutti gli eterogenei atti di gestione dei de-dirigenzializzati ex-colleghi di pari seconda fascia e posti sotto loro tutela: dalla sanzione disciplinare inflitta, al contestato provvedimento che sposti un collaboratore scolastico in un diverso padiglione dell’edificio, o che abbia sottratto a una inviperita docente l’aula in cui sia rimasta annidata da tempo immemore.

Verrebbe di affermare: non provate a capire, il tutto è irrimediabilmente senza senso, frutto di una dilettantesca superficialità. Perché una mente appena dotata di un minimo di lucidità e di quei meccanismi di riflessione, e anche d’inibizione, che noi umani chiamiamo pensiero, realizzerebbe con facilità che il contenzioso, più che deflazionarsi, lieviterebbe in misura esponenziale, avendosi a disposizione uno strumento veloce, a costo zero, direttamente azionabile senza doversi rivolgere a un legale e sempre impregiudicata la possibilità del ricorso al giudice del lavoro. Con quale funzionalità delle istituzioni scolastiche è facile immaginare.

Se non verrà fermata questa folle allucinazione frutto di una personalissima visione ideologica, faziosa e antagonista di chi – docente – temporaneamente riveste la funzione di Rappresentante del Popolo Sovrano, ciascuna di queste, al momento chimeriche, triadi dovrà sbrogliare un contenzioso di circa quattrocentocinquanta istituzioni scolastiche e, nella sostanza, sarà preposta a dirigerle, in remoto, dal primo settembre 2020 e quindi anche dopo il Coronavirus.

Quattrocentocinquanta già pubbliche amministrazioni. Ma acefale di un’effettiva dirigenza, che si accinge a divenire membro di una suggestiva comunità educante: con un magnifico ritorno all’indietro, già antecedente al gentiliano preside nominato, più che alla  figura direttiva di cui è parola nell’articolo 396 del D. Lgs. 297/94, a sproposito richiamato dallo stesso disegno di legge.

“Evidentemente – commenta il Presidente Fratta – non sono bastate la mail e i messaggi di sdegno che la categoria ha inviato alla Granato. Quello che fa più specie è, da una parte, il silenzio e, dall’altra, il giubilo delle OO.SS. del comparto che, per quella strana anomalia del sistema italiano e grazie alle deleghe degli stessi dirigenti masochisti,  continuano  a  sedersi al tavolo dell’AREA. L’ossessione della Granato è tale da non rendersi conto che, nel volere ostinatamente togliere potere ai dirigenti, in pratica, distrugge la scuola italiana e il M5S. Potranno mai i dirigenti scolastici votare (…e far votare) soggetti del genere? O forse credono che si possa continuare ancora  a diventare rappresentanti del popolo sovrano con qualche centinaio di click? Ancora una volta invito tutti i dirigenti scolastici e coloro che hanno a cuore il funzionamento della scuola italiana a inondare, non solo la Granato, ma la commissione cultura del Senato di mail  di sdegno, oltre che ad esternarlo  sui social, al fine di costringere la Granato a dimettersi e a tornare sui banchi di scuola” 

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