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LA 107 COLA A PICCO

LA 107 COLA A PICCO

A questo punto gli sforzi degli eroici raccoglitori di firme – oltre due milioni, si dice – per il referendum abrogativo dei fondamentali istituti della legge 107/15 sulla pessima scuola potrebbero rivelarsi inutili.

Dopo che l’Amministrazione e i Sindacati di comparto, saltando tranquillamente i vincoli di legge, hanno provveduto a sterilizzare, in via pattizia, la titolarità di ambito – con la sostanziale reintroduzione dei tradizionali automatismi fatti di precedenze, carichi familiari, anni di anzianità, assegnazioni provvisorie, utilizzazioni e accidenti vari, tipici della gestione di un personale fungibile e impiegatizio – sarebbe stato ieri l’altro siglato, in sede politica, un accordo per vanificare anche la c.d. chiamata diretta dei docenti.
Trattasi – a giudizio del vero ministro dell’Istruzione, Davide Faraone – di un’ottima intesa che consentirà alle scuole di individuare gli insegnanti che ritengono più adatti alla loro offerta; che dopo la firma definitiva – all’incirca a metà luglio – prevederà un’ulteriore sequenza contrattuale per dettagliare una già prefigurata farraginosa procedura al fine di eliminare qualsivoglia discrezionalità di scelta, così evitandosi quella deregulation selvaggia che la legge 107 avrebbe consegnato all’arbitrio del preside-sceriffo.
Che dire? Un magnifico ritorno al passato sotto – neanche troppo – mentite spoglie!
Resterebbe, per il vero, ancora in sospeso, ma pensiamo per poco, la partita del bonus premiale. E qui il non meno pervicacemente preteso approdo alla sua contrattabilità – dato che le contrarie norme imperative sono considerate poco meno di un optional – parrebbe facilitato da comportamenti di alcuni colleghi – sempreché le fonti che li riportano siano da stimare fedeldegne – che, quale precondizione della sua attribuibilità, richiedono il godimento di ottima salute o l’assenza di squilibri mentali, personalmente accertati con telefonate a medici curanti e a psichiatri.

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