Nell’incontro avvenuto oggi, 4 gennaio, in cui il ministro Bianchi ha riferito i contenuti della legge 234/2021, legge di bilancio per il 2022, riguardanti il settore di sua competenza, abbiamo esattamente riascoltato le parole già pronunciate nelle tante dichiarazioni, sempre senza contraddittorio, alle quali egli è il primo a non credere, se non si vuol far torto alla sua intelligenza.
Ha detto che ci sono più di 900 milioni per la scuola, che si aggiungono alle molte risorse, oltre 17 miliardi, previste nel PNRR. Cifre importanti – ha proseguito – che consentono interventi nell’immediato, di contrasto all’ostinata – anzi, aggravantesi – emergenza pandemica e per la valorizzazione del personale.
La valorizzazione del personale sarebbe assicurata con i 300 milioni destinati ad alimentare il fondo degli insegnanti “per quelle funzioni aggiuntive che spesso assumono e che vanno oltre il loro ordinario lavoro”, come è scritto nella relazione illustrativa nel primigenio disegno di legge di bilancio; ma distribuite a pioggia e in misura uguale, venuto meno il premio selettivo alla moralistica dedizione.
Si tratta della fantasmagorica cifra di 15 euro pro-capite (e per il personale ATA neanche quelli), sì da realizzare nel complesso un aumento mensile che supera di una virgola le mitiche tre cifre: appena poco più 100 euro lordo Stato (circa 50 euro netti) e inferiore ai 125 euro medi riconosciuti al comparto delle Funzioni centrali nell’ipotesi di contratto per il 2019-2021 sottoscritta il 21 dicembre 2021, con il conseguente allargamento della pregressa distanza di 350 euro abbondanti, a parità di titoli di studio.
È tutto qui. Con una piccola aggiunta, se vogliono considerarsi i circa 90 milioni di euro – sempreché non siano una partita di giro – da far confluire nel Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, da dividere con il personale ATA e con i quali si deve anche pagare l’indennità di disagio ai docenti in servizio nelle piccole isole (mentre, inspiegabilmente, ne è escluso il primo).
Ci è riuscito poi veramente arduo capire come l’asserita valorizzazione del personale – banalmente, soldi in tasca e sebbene non sia solo questo – possa correlarsi con i restanti 400 milioni per permettere alle scuole di continuare ad avvalersi del personale aggiuntivo assunto a settembre per gestire meglio l’emergenza sanitaria, che adesso riguardano anche (e in misura parziale) il personale ATA; con gli oltre 40 milioni annui (e nella versione finale replicati per un biennio) onde consentire alle scuole ri-dimensionate sui parametri minimi 500-300 alunni di mantenere il dirigente scolastico; con i 20 milioni per il supporto psicologico di studentesse e studenti e del personale, dopo quanto vissuto con l’emergenza covid; e con le altre misure a, generico, sostegno del nostro sistema (tra cui 20 milioni di euro alle scuole paritarie dell’infanzia, più cifre sparse in un elenco che comprende l’immissione in ruolo dei docenti vincitori del concorso ordinario, la terza fase di assunzioni ex LSU e appalti storici con cinque anni di servizio, il rafforzamento del diritto allo studio in classi numerose, l’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria ma a invarianza di dotazione organica complessiva a legislazione vigente).
E poi il Signor Ministro ha dovuto parlare dei dirigenti scolastici, finora rimasti sempre in ombra nelle sue non infrequenti esternazioni, non si sa se per assoluto disinteresse o per un minimo senso del pudore, beneficiati dall’incremento del FUN di 20 milioni a decorrere dal 2022, più una tantum di 8,3 milioni e di 25 milioni dal 2023.
La perequazione almeno ai livelli previsti per la dirigenza di seconda fascia del Ministero dell’istruzione per chi assolve a “una molteplicità di funzioni e di responsabilità che, negli altri settori della pubblica amministrazione, vengono affidati ad una pluralità di risorse dirigenziali” (sempre dalla menzionata relazione illustrativa), è andata a farsi benedire, come, del resto, DIRIGENTISCUOLA aveva già annunciato. E chissà se e quando se ne potrà riparlare, sicuramente non prima del 2025!
Le miserrime risorse finanziarie qui stanziate – peraltro ritenute, e non solo secondo una vulgata comune, un furto perpetrato in danno dei docenti e del personale ATA – basteranno appena per mantenere le attuali retribuzioni di posizione variabile e le simboliche retribuzioni di risultato. E forse no, se si considera che dovranno remunerarsi nel biennio 2022-2024 circa 400 unità aggiuntive per le scuole ri-dimensionate sui parametri minimi di 500-300 alunni, conseguenza della proroga dell’originaria misura figurante nei commi 978 e 979 della pregressa legge di bilancio 178/2020.
A meno che non si intenda ancora disapplicare una legge dello Stato in via interpretativa.
Prendiamo dunque atto che il Signor Ministro non è stato, propriamente, sollecitato dal sostanziale silenzio di associazioni sindacali pure rappresentative nell’Area, ma che hanno stimato di doversi concentrare sulle – beninteso, più che legittime – rivendicazioni del personale docente e del personale ATA.
E prendiamo parimenti atto di non aver voluto il Signor Ministro – o piuttosto, di non aver potuto – corrispondere al garbato invito di altre sigle in accorate lettere personali, di adeguare le retribuzioni di posizione variabile e di risultato dei dirigenti scolastici a quelle degli altri colleghi – per loro fortuna – non aggettivati.
Così come nessun seguito ha avuto la richiesta di risolvere in legge di bilancio la perdurante questione della mobilità interregionale, che pertanto troverà la sede naturale nel rinnovo del CCNL e i cui tempi non si prefigurano per niente brevi, latitando a tutt’oggi lo specifico atto d’indirizzo, pur annunciato per imminente qualche mese fa.
Considerando che all’improvvida avarizia della legge di bilancio non potranno rimediare né le ingenti risorse del PNRR né i fondi europei (React-Eu e Piano nazionale per gli investimenti complementari), vorrà dire che proseguiremo le azioni iniziate con la manifestazione di protesta davanti al Ministero dell’istruzione lo scorso 6 dicembre e non omettendo di esplorare tutti i percorsi possibili.
DIRIGENTISCUOLA, senza contraddire le consuete posizioni di rispetto nei confronti dei ruoli istituzionali, ma con la trasparenza di chi è solito esprimersi in maniera diretta, invita il Signor Ministro a fare le opportune valutazioni su quanto sia stato promesso, ma non mantenuto, nei mesi di gestione del suo dicastero, e a trarne le dovute conclusioni. Molte, troppe occasioni sfumate, volutamente lasciate cadere nel vuoto, forse anche a causa della silente complicità di quelle forze occulte alle quali proprio non ci si può opporre. Di quelle lobby che remano contro la dirigenza scolastica ma che, paradossalmente, dalla stessa sono accreditate.
E allora, in fin dei conti, chi è il vero colpevole di tutto questo?