Leggiamo con ineludibile interesse che oggi il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha convocato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, ovvero di tre confederazioni storiche. E tutte le altre? Non possiamo credere che Draghi non sappia che oltre a Cgil, Cisl e UIL ci sono altre Confederazioni.
Lasciamo ad altri commentatori l’analisi del significato politico di questa convocazione, ma non possiamo fare a meno di notare come davvero nihil sub sole novum in questo Paese.
Così alle dichiarazioni/comizi dei tre segretari generali in occasione del primo maggio (non ce ne vogliano ma ci sembrano sempre uguali a se stesse, un po’ come Sanremo), oggi due maggio leggeremo, anzi stiamo già leggendo, della necessità di un nuovo patto sociale, questa volta sotto le spoglie “di un tavolo permanente di confronto”, Governo-Sindacati, o meglio Governo – Cigil, Cisl e Uil…
Non crediamo che all’uomo del whatever it takes possa essere sfuggito che nel sindacato, oltre al Comparto, che rappresenta tutti i lavoratori, esiste anche l’Area, che rappresenta la dirigenza a cui qualche compito nell’affrontare la difficile situazione andrà pur affidato. Se certamente Cigil, Cisl e Uil hanno le deleghe di Comparto e Area non sono gli unici a possederle né nel Comparto né nell’Area. Possiamo perfino capire incontri separati, ma non l’ignorare che nel Bel Paese esistono anche altri SINDACATI, ovvero altre Confederazioni.
Dirigenti dimenticati dunque e tra questi i più dimenticati di tutti: i dirigenti scolastici. Così a questi ultimi il Governo Draghi, dopo aver riconosciuto nella relazione illustrativa e nella relazione tecnica che hanno accompagnato il disegno di legge del Governo, il loro “ampio e complesso” ambito d’intervento che vede concentrate in una sola figura “una molteplicità di funzioni e di responsabilità che, negli altri settori della pubblica amministrazione, vengono affidati ad una pluralità di risorse dirigenziali”, non ha rivolto nessuna attenzione nella legge di bilancio per il 2022, n. 234/2021, dimenticati appunto, senza troppi rimpianti. Per questa dirigenza reietta Draghi non ha neppure provato a fare “tutto ciò che è necessario”…
Vogliamo ancora pensare che dopo l’incontro di oggi, forse “condizionato” dall’ancor fresco primo maggio, il Presidente del Consiglio vorrà rivolgere un qualche pensiero alla dirigenza (anche quella scolastica), ma cominciamo a temere che l’unica speranza debba essere riposta ormai in una folgorazione sulla via di Damasco…
Conclude il Presidente Fratta: “Non è la prima volta che chiediamo un incontro con il Presidente Draghi e con il Ministro delle Finanze Franco. Abbiamo perfino chiesto al Ministro Bianchi di intercedere pro nobis. Vogliamo semplicemente, e crediamo di averne il DIRITTO, avere la possibilità di portare a conoscenza di entrambi i problemi della dirigenza scolastica e della scuola Italiana perché siamo convinti che non li conoscono e li conoscono in modo distorto. Se e quando avremo la possibilità di illustrarglieli non potranno rimanere insensibili al grido di dolore che si leva verso di noi! Potranno non prevedere le risorse necessarie all’allineamento retributivo dei dirigenti scolastici a quello dei colleghi di pari fascia, dopo aver toccato con mano la molteplicità di funzioni e di responsabilità che, negli altri settori della pubblica amministrazione, vengono affidati ad una pluralità di risorse dirigenziali? Potranno accettare passivamente che per via amministrativa non venga assegnato un dirigente, non un reggente, alle 469 istituzioni scolastiche normodimensionate? Sono in gioco le regole Costituzionali, i poteri dello Stato. Il potere legislativo spetta al Parlamento. Se anche un semplice dirigente amministrativo, appartenente al potere esecutivo, può impunemente abrogare di fatto, ovvero non ESEGUIRE quello che il Parlamento ha legiferato, cosa possiamo o dobbiamo aspettarci? Noi continuiamo a credere ancora nelle Istituzioni. Attendendo che sia Draghi che Franco si degnino di ascoltarci.”