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Integrazione vademecum mobilità – reggenze – interregionalità

A parziale rettifica di quanto indicato nel VADEMECUM E PROPOSTE DIRIGENTI SCUOLA PER MOBILITA’ – REGGENZE – INTERREGIONALITA’ , si registra la nota MIUR n.16515 del 04.06.2015 che, modificando quanto previsto da precedente nota dello stesso MIUR. n.15510 del 21.05.2015, ha posposto l’ipotesi di mutamento d’incarico per scadenza di contratto a quella di mutamento d’incarico a seguito di sottodimensionamento delle istituzioni scolastiche sia per i contratti in scadenza che non. Invertendo in pratica l’ordine di cui alle lett. c) e d) della prima citata circolare.

Buona scuola: andiamo verso la fiducia?

Verrebbe da dire … c.v.d.! Lo avevamo previsto allorquando Renzi, invece del decreto legge, propose il disegno di legge. I tempi biblici del nostro Parlamento e l’ostruzionismo non avrebbero mai consentito l’approvaazione della legge in tempo utile per assumere  il personale e per avviare, con le nuove norme, il prossimo anno scolastico. Avevamo anche previsto che, alla fine, il Governo sarebbe ricorso alla FIDUCIA blindando il testo. Facile, anche questa volta, prevedere delle reazioni … .anche irrazionali o autolesioniste. Purtroppo sul campo rimarranno molte vittime, specie tra coloro che sono considerati figli di un Dio minore.
Negli ultimi mesi l’irrazionalità e la strumentalizzazione  l’hanno fatta da padrona. Si è arrivati perfino a sostenere che, con la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti (scheriffi  o padroni a seconda dei vari slogan) verrebbe meno, calpestata, stravolta, ecc… la libertà di insegnamento … e in molti hanno gridato allo scandalo. Che c’azzecca, direbbe lo storico Tonino. Cambiando la modalità di assunzioine del personale qualcuno prima o poi dovrà spiegare perchè verrebbe meno la libertà di insegnamento.
 La verità, quella che nessuno dice, è che coloro che hanno rovinato la scuola italiana, a partire dalle OO.SS., vogliono mantenere lo statu quo per non perderte il potere che hanno conquistato nelle scuole da quando, pensando di migliorare le cose, è stata varata la priovatizzazione del pubblico impiego. Già la sottrazione dalla contrattazione di istituto, previste dal D.L.vo n. 150/2009, delle materie previste dall’art. 6 del CCNL, diventate prerogativa dirigenziale o oggetto di sola informativa, ha sollevato un grande polverone perchè ha, di fatto, ridotto notevolemente il potere delle OO.SS.

Ora  che si profila la totale perdita di potere e di condizionamento la reazione è stata ancora più forte e appoggiata perfino  da chi aspetta la stabilizzazione. Niente legge, niente assunzioni, niente organico funzionale!  Al Governo non rimane che la fiducia se il prossimo anno scolastico dovrà iniziare con le nuove regole e se dovrà procedere all’assunzione dei precari. Anche questa volta la coerenza dei nostri parlamentari ci sorprenderà. Pur di non perdere la poltrona scommettiamo che voteranno tutti a favore? Che fine faranno tutti gli emendamenti?

Lo scenario e le conseguenze sono sintetizzate nell’articolo pubblicato dal Sole 24 ore che alleghiamo.

E’ una buona scuola? Chi vivrà vedrà !

E’ una buona scuola? Questo l’interrogativo che si è posto  Francesco G. Nuzzaci, presidente del Consiglio Nazionale e Segretario della Puglia della DIRIGENTISCUOLA,   nel saggio allegato. Puntuale, preciso e rigoroso come sempre Nuzzaci fa una analisi precisa del disegno di legge nella speranza che il Parlamento approvi veramente una legge  in grado di assicurare  al Paese una “buona scuola”. 

DIRIGENTISCUOLA si augura che il Parlamento non si lasci condizionare da quanti  vorrebbero conservare lo statu quo che, di certo, non ha assicurato una “buona scuola”. 

Camera dei Deputati – I Commissione Audizione 3 giugno 2015 AC 3098 “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”

La I commissione della Camera ha audito, ieri 3/06/2015 le parti sociali sull’AC 3098.

La CONFEDIR, prima di illustrare brevemente il documento confederale, ha precisato che, prima della riforma, sarebbe stato opportuno provvedere all’elaborazione di un Testo Unico che riassumesse la normativa in essere sulla P.A., ovvero il testo attuale del D.lgs.165/2001 e smi, da raccordare con la legge Brunetta.

Il Legislatore avrebbe dovuto precisare in dettaglio gli obiettivi della nuova riforma, sul piano nazionale e periferico, individuare gli strumenti da adottare e le risorse da utilizzare, per favorire la definizione dei comparti e delle aree.

L’intervento è stato focalizzato su alcuni nodi cruciali, a causa dell’esiguo tempo (3’) concesso alle parti audite:

Ø  separazione tra politica e amministrazione

Ø  dirigenza scolastica

Ø  area quadri

Ø  abrogazione segretari comunali

Ø  ricerca

Le parti sociali non hanno condiviso l’impianto legislativo, criticabile per molteplici motivi di seguito elencati:

– la tecnica legislativa (che prevede ben 13 decreti delegati, con ovvia frammentazione, parcellizzazione e discrezionalità delle norme);

– una riforma della P.A. priva di coraggio, che non crea le condizioni per migliorare i servizi

pubblici;

– la decontrattualizzazione del lavoro pubblico (art.13), con passaggio ad un impianto normativo imposto per legge, in controtendenza rispetto alla privatizzazione voluta da Bassanini e dal D.lgs.165/01;

– un nuovo centralismo, con lesione sia delle autonomie locali che del ruolo delle parti sociali (art.7). Nei fatti, lo Stato arretra dai territori, come se si disconoscessero i problemi infiniti creati dall’assetto regionale;

– un’evidente volontà di disconoscere il valore del lavoro pubblico e delle conquiste della contrattualizzazione;

– uno stravolgimento delle regole contrattuali in essere sulla mobilità (anche volontaria!) e sulla contrattazione aziendale, con compromissione della democrazia sui luoghi di lavoro;

– un modello di P.A. impostato sul risparmio (riforma a costo zero !) e non per ottimizzare i

servizi;

– il tentativo di un ricambio generazionale (art.13, c.1, lettera i);

– l’ eliminazione delle piante organiche, quasi che esse non siano state costruite sul fabbisogno reale (eventualmente da rideterminare) ma su dogmi astratti.

Le parti sociali sono state altresì sostanzialmente concordi nel ritenere che il testo finale del Senato e l’eccesso di delega pongono seri dubbi sulla costituzionalità della legge definitiva e che il modello dirigenziale delineato dall’art. 8 del Ddl non è chiaro, svincolato dalle regole contrattuali.

Dall’articolo inoltre sono scomparse le regole per la valutazione dei dirigenti, regole peraltro frutto di decenni di contrattazione pattizia.

Novità sulle pensioni

Non vi è giorno che non si parli di pensioni, revisioni, riforme, controriforme, sentenze, tagli, bonus ecc…  Una cosa è certa. Nel Bel Paese il concetto di “diritto acquisito”  non esiste più. I patti, gli accordi ormai si modificano in modo unilaterale.  Ogni giorno qualcuno lancia una nuova …”trovata”.  Il problema PENSIONI non riguarda solo gli attuali pensionati, ma l’intero sistema previdenziale.

Cogliamo l’occasione della pubblicazione di due importanti articoli per rispondere ad alcuni quesiti posti dai nostri lettori sul che fare e sulle prospettive.

–  Intanto bisogna inviare la diffida che abbiamo messo a disposizione all’INPS.

– Dobbiamo poi vedere se il D.L. del Governo sarà, entro i previsti 60 giorni, convertito in legge. 

Le ipotesi sono due:

1- Se il Parlamento convertirà in legge il D.L. bisogna solo rivolgersi al Giudice per ottenere quanto indebitamente trattenuto o scippato.

2- Se il D.L. non sarà convertito in legge decadrà e, quindi, il Governo dovrà restituire fino all’ultimo centersimo + interessi a tutti.

In breve il tutto dipende dal Parlamento. Se i nostri rappresentanti (e nessuno dovrebbe dimenticare che i Parlamentari sono dei delegati del Popolo!!) terranno  fede a quello che dicono e cureranno gli interessi dei cittadini, il D.L. non dovrebbe essere convertito in legge e dovrebbero votare contro anche se il Governo porrà la questione di fiducia, ben sapendo che, venendo meno la fiducia  andranno tutti a casa.

Se, come è già successo, il Parlamento cederà al braccio di ferro del Governo, bisognerà ricorrere al Giudice.

Invitiamo i colleghi e i nostri lettori a inviarci la copia della diffida inviata all’INPS in modo che possiamo essere pronti per l’eventuale non auspicabile ricorso.

Pensioni: decreto ingiuntivo del tribunale di napoli nuovo modello di diffida

Non ha perso tempo il pensionato partenopeo. Letta la sentenza della Consulta si è rivolto al Giudice per avere i soldi che gli erano stati “trattenuti” contro la sua volontà. Con   decreto ingiuntivo del 29 maggio il Tribunale di Napoli, sezione lavoro,  ha accolto il ricorso di un pensionato partenopeo presentato prima che il governo annunciasse il decreto sui rimborsi delle pensioni, ingiungendo il pagamento  di 3.074 euro a titolo di arretrati dopo la bocciatura del blocco delle indicizzazioni delle pensioni da parte della Corte Costituzionale.

Immediata la reazione del Governo che, temendo una valanga di decreti ingiuntivi, afferma  “ma i ricorsi dovranno tenere conto del decreto del governo.”  E’ quanto ricorda il ministero del Lavoro, ribadendo quanto già affermato dal ministro Giuliano Poletti sulla possibilità di ricorrere contro i rimborsi parziali previsti dopo la sentenza della Consulta sulle pensioni.

Facile prevedere, quindi, che il Governo impugnerà il decreto ingiuntivo e, quindi, non corrisponderà quanto dovuto. Segno dei tempi, del cambiamento delle regole e della legge del più forte eppure si dice che la legge sia uguale per tutti!

“Dal punto di vista della legittimità – aveva sottolineato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti- noi siamo convintissimi di aver pienamente ottemperato a quanto la Corte ha in qualche modo sottolineato come limiti della normativa precedente per cui ha scelto di cassare quella parte della norma”. Quindi se la norma è stata cassata, ossia se la corte Costituzionale ha sentenziato che la norma era illegittima, come può affermare il ministro Poletti di aver ottemperato “pienamente” se il Governo ha decretato di restituire, peraltro, come bonus, solo una parte di quanto indebitamente trattenuto e, peraltro, solo ad alcuni?

Che ci azzecca, direbbe il caro Di Pietro. Il decreto vale per il futuro, ma non cancella i diritti acquisiti dai pensionati nel passato, e la sentenza della Consulta interessa proprio le pensioni pregresse per le quali è ampiamente legittimo, vista la posizione del Governo, ricorrere al Giudice, se si vogliono far valere i propri diritti.

Intanto è opportuno diffidare l’INPS.  Abbiamo rivisto e migliorato il modello di diffida già pubblicato il  26 maggio scorso,   e lo mettiamo a disposizione di tutti i pensionati.

Se l’INPS non pagherà entro i termini previsti  bisognerà rivolgersi al Giudice.

Invitiamo i colleghi interessati a trasmettere, all’indirizzo ricorsidirigenti@libero.it  la diffida inviata all’INPS . Sarà nostra cura contattarli per l’azione legale.

Appello per dirigenti scolastici a tempo determinato

Un Paese civile e una O.S. seria e degna di tale nome non può, per questioni di interessi e/o convenienze, non interessarsi anche del problema dei dirigenti scolastici a tempo determinato, i cd. “presidi”incaricati”.

 

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