Pubblichiamo la lettera-appello, indirizzata alle massime cariche dello Stato, per segnalare la grave situazione retributiva e l’inderogabile riconoscimento della perequazione interna ed esterna della dirigenza scolastica, in vista della imminente pubblicazione della legge finanziaria.
La lettera-appello è solo la prima delle azioni che il Consiglio Nazionale allargato della DIRIGENTISCUOLA-Di.S.Conf., riunitosi a Rimini l’1 e il 2 ottobre scorso, ha deliberato di attivare per portare a conoscenza dell’opinione pubblica quest’autentica vergogna nazionale e per sensibilizzare il Governo e il Parlamento a stanziare le somme necessarie per risolvere il problema con il prossimo contratto le cui trattative si sarebbero dovute avviare, dopo sei anni di blocco, sin da luglio 2015.
Attilio Fratta, segretario Generale della DIRIGENTISCUOLA-Di.S.Conf., così si esprime: “Definire emergenza salariale e vergogna nazionale il modo in cui lo Stato retribuisce i dirigenti scolastici non basta a rendere l’idea della gravità della situazione. Non si può essere così irriconoscenti e ingrati nei confronti di una categoria alla quale lo stesso Stato affida il compito più nobile e difficile che si possa immaginare: gestire istituzioni e personale preposto all’educazione e formazione delle future generazioni sia come uomini che come cittadini. Uno Stato che abusa della correttezza di una categoria che si sacrifica H/24 per far funzionare le scuole, che rinuncia perfino alle ferie, che lavora anche la domenica, che ha enormi difficoltà e infinite responsabilità, che viola i più elementari principi della nostra costituzione, come si può definire? Più volte si è scritto e denunciato che il comportamento dello Stato è pari a quello di un datore di lavoro che non paga i suoi dipendenti, che li maltratta, che li sfrutta. La categoria è stanca e pronta a dire basta, a reagire anche con mezzi che non le sono consoni, se lo Stato non perequa la retribuzione dei dirigenti scolastici a quella degli altri dirigenti di II fascia.”
“Dobbiamo ricorrere alla disobbedienza civile, dobbiamo smettere di far funzionare le scuole, dobbiamo scendere in piazza, dobbiamo fare lo sciopero della fame, dobbiamo incatenarci per far emergere la gravità della situazione? Se è questo che vuole lo Stato lo avrà! Circa la metà della categoria percepisce una retribuzione che si aggira sui 2.200/2.300,00 euro al mese, neanche la metà della retribuzione degli altri dirigenti di II fascia. E poi dobbiamo sopportare che un sottosegretario di Stato annunci la corresponsione anche di 1.000 euro l’anno – c’è la fissa degli 80 euro al mese! – solo per quei dirigenti che saranno valutati positivamente. Evidentemente non si rende conto che la differenza retributiva è di circa 3.000,00 euro al mese e che è un’offesa annunciare che soli ai più bravi sarà corrisposta la mancia di 80 euro al mese.”
“Voglio augurarmi che le massime autorità dello Stato si rendano conto della gravità della situazione e che agiscano di conseguenza, senza costringere la categoria a reagire in modo più pesante a partire dalle urne!”