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I RICORSI PER LA PEREQUAZIONE ALLO STATO DEGLI ATTI: UN OBBLIGO DI ONESTA’.

I RICORSI PER LA PEREQUAZIONE ALLO STATO DEGLI ATTI: UN OBBLIGO DI ONESTA’.

 

DIRIGENTISCUOLA  è stata la prima associazione sindacale, e per molto tempo la sola, ad indicare la strada del giudice del lavoro, per rivendicare un trattamento economico da dirigenti veri.

Lo ha fatto allorquando  era evidente la certezza, poi tristemente confermata, che dopo un’estenuante e avvilente melina alla fine sarebbe stato firmato il terzo contratto – quello del 15 luglio 2010, tuttora vigente – con l’inesorabile postilla in fotocopia, sotto forma di dichiarazione a verbale, che rinviava – sempre a tempi migliori – la perequazione interna, di una categoria assurdamente sottoposta a tre distinti regimi retributivi, pur a parità di lavoro e di responsabilità, e quella esterna con le restanti dirigenze pubbliche.

Abbiamo avvertito i colleghi che il percorso da intraprendere sarebbe stato lungo e tortuoso, destinato a sfociare davanti la Corte di giustizia di Strasburgo, adusa a pronunciare secondo criteri di giustizia sostanziale, di diritti violati, non già ancorandosi a cavilli formali, quali la signoria del contratto, che da strumento di tutela può, all’opposto, ben trasformarsi in strumento di compressione di diritti pure costituzionalmente sanciti. E sappiamo chi ringraziare!

In questo lungo lasso temporale abbiamo patrocinato oltre 600 ricorsi, di questi: 31 sono stati accolti in primo grado; 6 sono stati confermati in appello e, quindi, passati in giudicato + 7 passati comunque in giudicato  per non essere stati nei termini impugnati dall’Amministrazione; 1 riformulato in appello senza condanna alle spese; 3 riformulati in appello con condanna alle spese , paventandosi la lite temeraria, nonostante l’appello fosse stato proposto dall’Amministrazione.

Una vera assurdità quest’ultima riformulazione: “io vinco un ricorso, l’amministrazione va in appello, io sono costretto a costituirmi in giudizio, il giudice non solo riformula la sentenza, ma mi condanna anche alle spese”.

Inizialmente i giudici, nelle sentenze di rigetto, hanno statuito la compensazione delle spese, alla luce della novità della questione e in presenza di una giurisprudenza oscillante.

Dopodiché, quando i ricorsi hanno cominciato ad assumere una consistente dimensione per essersi accodate altre sigle sindacali o singoli ricorrenti, la questione è diventata politica, di conseguenza registrandosi sistematiche sentenze sfavorevoli e, per il principio della soccombenza, condanne alle spese, in progresso di tempo sempre più ingenti, per un evidente proposito dissuasivo le condanne si fanno sempre più frequenti. Non a caso le condanne alle spese sono tutte recenti. Messaggio molto chiaro: punire uno o qualcuno per educarne cento! E i messaggi non sono stati neanche tanto impliciti!

Doverosamente, per obbligo di onestà, DIRIGENTISCUOLA ha prospettato a chi avesse un ricorso pendente per la perequazione interna – e ancor più se inerente la perequazione esterna – l’opportunità di un accordo con la costituita controparte (USR o Avvocatura dello Stato), con rinuncia agli atti e conseguente  compensazione delle spese legali. Di questo sono stati formalmente informati gli interessati.

Nel frattempo ci siamo preoccupati di preservare i colleghi da più che prevedibili salassi, non abbiamo inteso – né intendiamo – cedere le armi, confermando la volontà di arrivare a Strasburgo, portando avanti solo pochi ricorsi-pilota e avendo già iniziato a costituire un fondo di solidarietà per le afferenti spese da sostenere e comunque per tenere indenni da conseguenze economiche i soggetti coinvolti. Terremo fede all’impegno assunto per correttezza e stile.

Allo stato degli atti non vediamo altre soluzioni possibili. E chi dovesse indursi a  percorrere ora l’ordinaria via giudiziaria dovrebbe rendersi avvertito che si espone ad una sonora condanna per lite temeraria, essendosi oramai consolidata un’inequivoca giurisprudenza sfavorevole. Il mercenario di turno che solo pochi mesi fa sosteneva che l’epoca dei ricorsi era finita e che rimaneva solo la via politica, ora afferma esattamente il contrario!

Il tutto nonostante due giorni fa sia stato accolto un altro ricorso in primo grado perché l’Amministrazione non si è costituita!

Qualunque avvocato onesto, corretto e non a libro paga potrà confermarlo.

Per sollevare il problema non c’era altra soluzione. Ora che DIRIGENTISCUOLA è rappresentativa il problema lo sta affrontando, purtroppo da sola, in sede politica e sindacale, stanando anche chi predica bene e razzola male.

A parole tutti dichiarano irrinunciabile la perequazione. Nei fatti alcune OO.SS. di comparto l’hanno già barattata con l’accordo del 30/11/2016, avendo in cambio la “promessa” della signoria del contratto; altri sostenendola solo a parole.

Dopo che DIRIGENTISCUOLA, come attestano i fatti e i documenti e non le propagande mercenarie, squallide e di basso profilo, non degne di una categoria di dirigenti, ha pubblicato il documento del proprio consiglio nazionale, con il quale ha invitato le OO.SS. firmatarie dell’accordo del 30 /11/2016 a fare un passo indietro e a intraprendere un’azione di lotta comune per costringere il Governo a stanziare i fondi necessari, tutti gridano allo scandalo, organizzano decine di assemblee… per mobilitare le loro truppe o semplicemente per sedare le rivolte interne e convincere i dissenzienti a non revocare le deleghe? Si fermeranno alle assemblee o si uniranno alle azioni di lotta?

Lo dirà la storia! Vedremo chi veramente passerà dalle parole ai fatti!

Questa si chiama onestà che può anche non pagare all’istante, ma il tempo è galantuomo!

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