Sen. Granato: quando non può il silenzio meglio esprimere il disgusto

Sen. Granato: quando non può il silenzio meglio esprimere il disgusto

Non meriterebbe nessuna risposta chi si rivela inconsapevole delle responsabilità connesse all’altissimo ruolo istituzionale ricoperto. Pensavamo che, riflettendoci, passato il delirio di esaltazione e ripensando alle deliranti affermazioni, la sen. Granato porgesse le sue scuse e quelle del Governo alla categoria che ha denigrato, offeso e perfino accusato di essere fuori controllo, di vestire le vesti di sceriffo, di essere fonte di crescenti contenziosi onerosi per la pubblica amministrazione, i essere origine di grande disagio e di rapporti disfunzionali all’interno delle istituzioni scolastiche, di essere antagonista delle figure dei Dirigenti scolastici nei confronti dei docenti (sic!), di essere i peggiori nemici della categoria, di vestire le vesti del preside sceriffo,  ecc…

Invece no: nessun pentimento o ripensamento! Siamo quindi costretti a rompere il silenzio, che meglio esprimerebbe il disgusto, perché, dalle reazioni della Senatrice Granato, si evince che non è stato solo un incidente di percorso, una caduta di stile, una scarsa conoscenza del ruolo e delle responsabilità dei dirigenti, bensì una ferma convinzione reiterata e recidiva.

Nessuno contesta il diritto di un’eletta dal popolo sovrano di presentare un disegno di legge di modifiche in materia di ambiti territoriali e chiamata diretta, già statuiti da una legge non condivisa, ma non può, nella relazione di accompagnamento che  correda un testo normativo, abbandonarsi a gratuite espressioni offensive e rancorose nei confronti dei dirigenti scolastici – e del loro ruolo istituzionale, parimenti rilevante – dando voce ad una personalissima visione ideologica faziosa e antagonista, propria della frangia più conflittuale del  mondo della scuola, da cui proviene chi oggi è senatrice della Repubblica: poco importa se in forza di profondi, radicati e incoercibili convincimenti o, spregiudicatamente, per prosaici obiettivi personali di visibilità e di consenso.

Non può, una senatrice della Repubblica, sulla scorta del suo vissuto personale di docente e di – singoli – fatti riportati per sentito dire, svillaneggiare un’intera categoria di servitori dello Stato, accomunando tutti i dirigenti scolastici nella caricaturale figura di satrapi adusi all’esercizio dell’arbitrio nell’attribuzione diretta degli incarichi ai docenti e legandoli a un malato rapporto di dipendenza personale.

Ma quel che più ci indigna – e vorremmo che indignasse tutti i destinatari di questi inverecondi epiteti – è l’assordante silenzio delle sigle sindacali confederali – che pure li rappresentano in maggioranza – sui dirigenti scolastici vilipesi. E subito chiamate in soccorso – con qualche problema sul rispetto delle regole della grammatica e della sintassi – proprio dall’autrice ad autorevole convalida di affermazioni deliranti.

Già si sapeva del giudizio di CGIL-CISL-UIL-SNALS sulla legge 107/15, ferocemente contrastata come  ricettacolo d’ogni nequizia.

Adesso si sa, con solare evidenza, che il loro vero bersaglio era – ed è – la controparte datoriale del preside-sceriffo, gongolanti per un altro punto messo a segno nella progressiva spoliazione di ogni sua prerogativa propria di una dirigenza pubblica e incuranti della regressione delle istituzioni scolastiche al loro assetto pre-autonomistico.

Una senatrice della Repubblica che, dimenticando il ruolo istituzionale, esprime solo rancore e punti di vista personali, offendendo una intera categoria, non è degna di sedere in Senato.

Dirigentiscuola, quindi, la invita a dimettersi anche per non danneggiare il partito che l’ha candidata e che farebbe bene a prendere le distanze se non vuole perdere  consensi.

Invitiamo, infine, l’intera categoria  a reagire dimostrando il proprio sdegno sommergendo, chi l’ha offesa, con mail (info@granatom55@gmail.combiancalaura.granato@senato.it),  WhatsApp, SMS, ecc….  (3401480886).

 

 

 

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