Consideriamo piena di coraggio e in controtendenza positiva la risposta che il preside del Liceo Parini di Milano ha dato ai suoi studenti che hanno occupato la scuola pochi giorni fa. Rimanere nel suo ufficio ad oltranza, a difesa dell’istituzione, contro gli atti di inciviltà che da troppi anni si trascinano, nel nome di una libertà di manifestazione che non trova fondamento nella Costituzione, è ammirevole.
Le occupazioni dei locali e le gestioni autonome dei servizi scolastici non sono legittimati da alcuna norma, vanno avanti da quasi sessant’anni con cadenza annuale sospetta e si concludono con evidenti degenerazioni che sconfinano nella lesione dell’altrui libertà, nel danneggiamento della cosa pubblica e in varie forme di reati che nulla hanno a che vedere con la democrazia. La tolleranza senza limiti, la mancanza di regolamentazione e l’assenza di posizioni chiare e univoche da parte delle istituzioni, hanno fatto il resto, dando vita a un percorso di “normalizzazione ” di forme di protesta dove la responsabilità personale e collettiva è l’ultima a essere richiamata. Appoggiamo in pieno anche la nota del MIM (in allegato) che finalmente pone a carico degli studenti e delle loro famiglie il risarcimento dei danni cagionati, così come siamo pronti a sostenere gli emendamenti al voto di condotta che introducono sanzioni severe per chi interpreta il diritto di manifestazione come diritto alla distruzione e al vandalismo. Dipendesse da noi, porremmo a carico delle famiglie anche i danni erariali derivanti dall’inattività della scuola, a partire dalla prestazione professionale non resa dai docenti e dal personale tutto.
Riteniamo, altresì, che le sanzioni disciplinari sono segno che agli studenti è mancata la guida degli adulti di riferimento nel percorso di rivendicazione dei loro diritti. Se legittime sono le richieste, impropri e inopportuni sono i modi e gli strumenti utilizzati. In tali circostanze il supporto e la presenza dei docenti sono più che mai necessari e, pertanto, doverosi. Gli studenti devono imparare a formalizzare richieste e bisogni. Sarebbe il momento di chiedersi perché l’intervento della comunità educante si manifesta solo nel momento finale della conta dei danni, con polarizzate prese di posizioni, spesso ideologiche, a beneficio della cronaca quotidiana. Nel frattempo lo sviluppo della coscienza civile delle giovani generazioni continua a pagare il suo prezzo da più di mezzo secolo.