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TORNADO SICUREZZA: la valutazione di vulnerabilità sismica degli edifici scolastici e le correlate responsabilità del dirigente –datore di lavoro

TORNADO SICUREZZA: la valutazione di vulnerabilità sismica degli edifici scolastici e le correlate responsabilità del dirigente –datore di lavoro

Il recente obbligo di valutazione, entro il 31 agosto 2018, della vulnerabilità sismica degli edifici “adibiti ad uso scolastico” ricadenti “nelle zone a rischio sismico classificate 1 e 2”  introdotto dal comma 4, dell’art. 20-bis, del D.L. 9 febbraio 2017 n. 8, testo coordinato con la Legge di conversione n. 45 del 7 Aprile 2017, pone una nuova pesante responsabilità sulle spalle già troppo cariche dei dirigenti scolastici, anche delle altrui e non proprie responsabilità in materia di sicurezza.

L’adempimento cogente è ovviamente a carico degli uffici tecnici degli enti locali proprietari degli immobili, tuttavia ai sensi dell’art. 18, comma 3, del d.lgs. 81/2008, che alla data è in attesa di revisione recita:

“3. Gli obblighi relativi agli interventi strutturali e di manutenzione necessari per assicurare, ai sensi del presente decreto legislativo, la sicurezza dei locali e degli edifici assegnati in uso a pubbliche amministrazioni o a pubblici uffici, ivi comprese le istituzioni scolastiche ed educative, restano a carico dell’amministrazione tenuta, per effetto di norme o convenzioni, alla loro fornitura e manutenzione. In tale caso gli obblighi previsti dal presente decreto legislativo, relativamente ai predetti interventi, si intendono assolti, da parte dei dirigenti o funzionari preposti agli uffici interessati, con la richiesta del loro adempimento all’amministrazione competente o al soggetto che ne ha l’obbligo giuridico”.

Chiama espressamente in gioco anche la responsabilità di “richiesta” dell’adempimento da parte dei dirigenti scolastici alle amministrazioni locali proprietarie: comuni o provincie a seconda del grado di istruzione interessato.

E se tanto davvero bastasse, come dovrebbe essere, nulla quaestio, pur sottolineando l’anomalia di una “richiesta” ricondotta alla responsabilità del datore di lavoro che non avrebbe ragione di esistere, stante la parallela piena responsabilità dei dirigenti tecnici responsabili dei corrispondenti uffici comunali e provinciali, in materia di aggiornamento e assolvimento degli obblighi legislativi di propria esclusiva competenza. Infatti, fintanto che l’intenzione del legislatore, fosse quella di un “raddoppio” di attenzione, tutto bene. Basterebbe (in base all’interpretazione letterale della disposizione sopra richiamata) che il dirigente scrivesse “due-garbate-righe” come da modello  che si mette a disposizione in area riservata, consigliando ai colleghi di provvedere al più presto e di mettere in atto, in caso di inerzia, le azioni annunciate con la nota, compresa la chiusura delle scuole.

Il problema evidenziato dalle cronache degli ultimi anni è che, invece, tanto non basta al dirigente scolastico per poter ritenere “assolto” il suo dovere.

Casi drammatici come quello del dirigente Livio Bearzi (doppiamente drammatici, per le vittime che potevano essere salvate, in primis, e per chi paga il conto anche per altri, dopo) ben insegnano cosa, poi, sia la “responsabilità di fatto” di cui il dirigente scolastico – datore di lavoro è chiamato a rispondere nelle sedi giudiziarie quando tutto non va bene. Non solo “nei fatti” scrivere non basta, non una, non due, non tre volte, di fronte a frequenti quanto gravi omissioni e inerzie delle amministrazioni responsabili, che dovrebbero essere (in un paese civile) rilevate d’ufficio dalle autorità preposte alla vigilanza ai sensi dall’art. 13 del d.lgs. 81/2008, quali contro-interessate nel dialogo scuola-ente. Ma, addirittura, il mancato esercizio “sostitutivo” di chiusura dell’edificio scolastico in casi di “gravità” che senza portafoglio e senza competenze tecniche in materia il dirigente dovrebbe “motu proprio”  (non si sa bene come) attivare, lo espone alla certezza di condanna penale come correo, quando tutto purtroppo va male. Senza dimenticare che, altra faccia della stessa medaglia, se tutto male fortunatamente non va, il dirigente è esposto (sempre con elevata probabilità) al rischio di essere imputato per “interruzione di pubblico servizio” per aver sovrastimato il “pericolo”.

Le contraddizioni in senso tecnico e giuridico sono del tutto evidenti, così come è del tutto evidente che sin quando si avrà a disposizione un utile capro espiatorio (il dirigente scolastico) da sacrificare ai media e al pubblico, nulla di efficace a difesa delle future potenziali vittime sarà fatto per tracciare e attivare le vere e uniche responsabilità in materia che sono quelle tecniche e politiche degli enti locali proprietari degli immobili.

Eppure, a valle di tanta urgenza ed evidenza, nei recenti tavoli tecnici voluti in materia di semplificazione al MIUR, solo la DIRIGENTISCUOLA ha presentato una proposta tecnica di emendamento del d.lgs. 81/2008 a giusta difesa non solo della categorie, ma delle migliaia di persone – in maggior parte bambini, ragazzi e giovani – che ogni giorno trascorrono almeno cinque ore negli edifici scolastici.

Mentre alcune associazioni sindacali si sono limitate a dichiarare e rendicontare che seguiranno “con attenzione l’iter delle proposte di legge di modifica al decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81, presentate in Parlamento.  In particolare  fa riferimento alla proposta Camera dei Deputati n. 3963, a quella n. 3830 di modifica dell’art. 18 del D.Lgs 81/08, al Disegno di legge Senato n. 2449” rilevando come unico vulnus per la categoria dei dirigenti scolastici in merito alla sicurezza quello dello “stress e della preoccupazione”  (che non necessita di altro commento) la DIRIGENTISCUOLA ha sottoposto all’attenzione del MIUR, nella persona del Vice Capo Gabinetto e in continuità ai disegni di legge di revisione del d.lgs n. 81/2008, attualmente all’esame della VII Commissione della Camera, una concreta proposta di revisione del testo di modifica del D.Lvo 81/2008.

A conclusione si evidenzia, dati fonte MIUR alla mano in allegato, come la valutazione della vulnerabilità sismica ponga enormi responsabilità sulle spalle già sovraccariche dei dirigenti scolastici, in quanto l’adempimento, in molte regioni ad elevato rischio sismico (categorie 1 e 2 ) gli edifici adibiti ad uso scolastico non sono neppure “certificati” a seguito degli adempimenti – stranamente non cogenti – previsti dal recente accordo unificato in materia di aggiornamento dei dati dell’Anagrafe dell’Edilizia scolastica, che avrebbero dovuto portare a “censire” l’intero patrimonio edilizio con adempimenti a carico degli enti locali.

Bollino pericolosamente nero in Italia, la Regione Calabria, zona classificata con rischio sismico 1 (il massimo) eppure con otto scuole su dieci della provincia di Cosenza e 9 su 10 della provincia di Vibo Valentia “non censite” ossia sprovviste di qualsiasi indicazione in merito all’agibilità delle strutture e all’adeguatezza degli impianti.

Situazione gravissima, ancor più se si pensa che all’evidenza dei dati, noti al MIUR e a chiunque vi abbia accesso, organismi di vigilanza in primis, non segue nessuna azione dello Stato, delle Provincie e dei Comuni.

Possiamo davvero pensare di derubricare un problema di tale portata per la sicurezza dei cittadini come “fonte di stress e preoccupazione” per i dirigenti scolastici? Possiamo davvero pensare che un singolo dirigente possa contrastare il dilagare di prassi di gestione della sicurezza a scuola così deviate e devianti?

Avendo chiesto al MIUR certezze e impegni concreti, il noto tavolo sulla sicurezza è stato aggiornato a data da destinare. Allo stato tutte le date proposte dal MIUR (13 – 14 – 17 luglio) non sono state confermate per indisponibilità di qualche sigla sindacale.

Se il MIUR non si presenterà al tavolo con soluzioni concrete DIRIGENTISCUOLA valuterà l’opportunità di abbandonare il tavolo e preannunciare un autunno molto caldo attese anche le ulteriori molestie burocratiche che continuano a incombere sulla testa dei dirigenti scolastici, confidando nella mobilitazione dell’intera categoria. Bisogna dire basta in modo deciso e determinato anche ricorrendo alla disobbedienza civile!

Durante il sit-in  del 22-26 maggio – conclude il segretario Fratta –  trattando l’argomento con una giornalista della Rai, la stessa, meravigliata, da persona normale, ha chiosato: Perché i dirigenti scolastici, conoscendo i rischi che corrono, si assumono tante responsabilità? Perché se la documentazione manca o non è a posto o addirittura non viene inviata anche quando viene richiesta, non chiudono  o non chiedono di chiudere le scuole? Nessun dirigente si esporrebbe o rischierebbe sulla propria pelle!  Purtroppo per anni, pur di far funzionare le scuole, abbiamo rischiato …sapendo di rischiare. Forse è anche per questo che gli enti locali neanche rispondono, tanto i dirigenti scolastici …abbaino ma non mordono! Ebbene è ora di mordere. Bisogna imitare il Presidente della provincia di Caserta che ha emanato l’ordinanza di chiusura delle scuole superiori a rischio informando il Prefetto e la stampa. Dal cilindro della regione Campania sono immediatamente comparsi un milione di euro per mettere a norma i cinque edifici! E’ ora  di comportarsi da dirigenti!”

 

 

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