Lo potevamo pure immaginare che l’invito rivolto a ANP, CGIL, CISL, UIL e SNALS, di concordare comuni azioni di lotta per un obiettivo di giustizia, sarebbe stato disatteso, ma buona educazione avrebbe comunque imposto una risposta esplicita a un sindacato parimenti rappresentativo nella nuova area dirigenziale Istruzione, Università e Ricerca.
Comprendiamo però il loro imbarazzo nel – mancato – confronto sulla bozza del disegno di legge di stabilità per il 2018; che, anticipata dalla stampa, andrà in Consiglio dei ministri. Perché spazza ogni dubbio su una truffa diabolica, i cui artifizi o raggiri sono peraltro sfacciatamente esposti alla luce del sole.
C’è scritto che nello stato di previsione del MIUR è istituito un fondo con la dotazione di 37 milioni di euro per l’anno 2018, 42 milioni per l’anno 2019 e 96 milioni a decorrere dal 2020, da destinare alla contrattazione collettiva nazionale al fine di armonizzare dalla mensilità di settembre 2018 la retribuzione di posizione dei dirigenti scolastici, per la parte fissa, a quella prevista per le rimanenti figure dirigenziali del comparto Istruzione e Ricerca.
Poiché non vi si può attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, vanno in cavalleria trentadue mesi sui trentasei della tornata contrattuale 1 gennaio 2016-31 dicembre 2018, con l’aggiunta dei cinque pure coperti dalla sentenza della Corte costituzionale n. 178/15, che dal 29 luglio 2015 ha dichiarato l’illegittimità sopravvenuta di una lunga moratoria contrattuale e imposto la riapertura dei tavoli negoziali per una contrattazione utile, per potersi esprimere nella sua pienezza …anche sulla parte qualificante dei profili economici…per dare piena attuazione al principio della proporzionalità delle retribuzioni, criterio non più oscurabile, ponendosi per un verso come strumento di garanzia per la parità di trattamento e, per altro verso, come fattore propulsivo della produttività e del merito.
Con una tipica operazione da magliari sono così cancellati tutto il 2016, tutto il 2017 e otto mesi del 2018.
I dirigenti scolastici in servizio il primo gennaio 2016 e in quiescenza dal primo settembre 2108 non vedranno il becco d’un quattrino e nessun beneficio sul trattamento pensionistico e sulla buonuscita; mentre i colleghi rimasti in trincea saranno omaggiati di una regalia e slitteranno d’emblée nel successivo triennio 2019-2021, ad inseguire un’equiparazione retributiva che, ragionevolmente, potrebbe completarsi a metà secolo e, beninteso solo per la posizione parte fissa: nulla per la parte variabile, nulla per la remunerazione di risultato, nulla per sanare l’assurda sperequazione interna di ben quattro distinti regimi retributivi per coloro che svolgono la medesima funzione!
Insomma, benché formalmente smantellata la riserva indiana dell’Area V, resteremo dei pezzenti ospitati allo stesso tavolo dei colleghi dell’Università e della Ricerca, ma per raccattarne gli avanzi.
L’onda mediatica degli aumenti spropositati per i presidi e dell’allargamento della forbice con lo stipendio degli insegnanti, che devono accontentarsi di soli 85 euro lordi mensili, ha dunque inghiottito l’emergenza salariale della dirigenza scolastica, a denunciare la quale si era stracciato le vesti Il cartello di comparto costituito da CGIL, CISL, UIL e SNALS, pronto ora a rimarcare che ogni sforzo in termini di finanziamenti aggiuntivi dovrà garantire equità e il superamento del gap retributivo che riguarda tutto il personale della scuola, cioè il socio di maggioranza.
E ha travolto anche l’ANP, che si accontenterebbe di un’anticipazione dei termini di scaglionamento per poi provare a spuntare almeno una prima quota del differenziale variabile, in un cammino che sarà ancora lungo.
Così, dopo i finti litigi, la Pentiade si ricompone.
Inerte o complice del massacro perpetrato nei tre precedenti contratti, che hanno progressivamente dilatato le distanze retributive con tutta la dirigenza non aggettivata, si ricompone per sottoscrivere il quarto, con il consueto codicillo dell’ennesimo rinvio al prossimo giro e a futura memoria.
E’ tuttavia ancora possibile sventare questo disegno criminoso se la categoria lancerà un segnale forte: il ritiro delle deleghe rilasciate ai sindacati che si accingono a sferrarle il colpo mortale!
Sempreché il suo autolesionismo di farsi rappresentare dalla sua controparte e da sigle proprietarie a vita usate per lucrare vantaggi a più ampio spettro non abbia attinto la cecità totale.