Dopo aver illustrato, e consegnato, nei mesi scorsi, anche al nuovo ministro Valditara il corposo nostro dossier sull’argomento, abbiamo con piacere preso atto che – a differenza dei suoi predecessori – ha onorato il promesso impegno con la presentazione nel Consiglio dei ministri del 20 aprile del Piano triennale per la semplificazione nel settore della scuola, articolato in tre linee d’intervento e riassunto in venti slide.
In attesa di conoscerlo con maggior dettaglio, già a partire dall’incontro al Ministero del 27 p.v. e di quello successivo già annunciato dal Capo di Gabinetto, meritano un oggettivo apprezzamento in particolare:
- la disponibilità di nuovi strumenti digitali di gestione della carriera del personale (slide 8, fascicolo digitale del dipendente);
- la predisposizione di una piattaforma digitale di guida e sostegno alle scuole nella gestione degli acquisti (slide 9);
- la digitalizzazione dell’intero processo per l’individuazione degli esperti da parte delle scuole e fino alla gestione dell’incarico (slide 10);
- la riduzione delle attività gestite dalle segreterie scolastiche relative alle supplenze brevi e saltuarie (slide 11), nonché nella gestione delle cessazioni dal servizio (slide 12);
- le soluzioni, parimenti digitali, di supporto alle scuole nella conduzione del contenzioso, con la predisposizione delle memorie difensive e la standardizzazione dei modelli di istruttoria (slide 13);
- l’assistenza dedicata alle scuole, sia online che sul territorio, attraverso le azioni delle equipe formative territoriali per la realizzazione delle misure del PNRR Istruzione (slide 15);
- la manutenzione evolutiva delle attuali funzioni del sistema informativo – SIDI (slide 20) per il miglioramento dei servizi offerti, la velocizzazione dei processi di lavoro delle segreterie scolastiche, l’erogazione di servizi maggiormente orientati all’utenza.
Il suo dichiarato intendimento di “meno tempo per le procedure amministrative, più tempo per la didattica”, ovvero di sburocratizzare la scuola e migliorarne la qualità, “rilanciando e finalmente completando l’autonomia scolastica”, richiede però ulteriori e più incisivi interventi, peraltro preannunciati nella parallela presentazione di un disegno di legge collegato alla prossima manovra finanziaria e con le necessarie modifiche del Testo unico della scuola ex D. Lgs. 297/1994, riprendendosi l’unica delle nove deleghe non attuata della legge 107/2015 e che si proponeva la sua riscrittura “innovativa”.
La più urgente criticità da risolvere riguarda la reale agibilità della dirigenza scolastica, esclusiva responsabile, per legge, dei risultati delle istituzioni cui è preposta: che però, per essere giuridicamente esigibile, richiede la sussistenza delle condizioni che la correlino agli effettivi poteri d’intervento. Altrimenti la si espone a una responsabilità oggettiva o da mera posizione, contraria ai principi di civiltà giuridica e alla nostra Costituzione.
Necessita sicuramente una rivisitazione della risalente disciplina degli organi collegiali, all’epoca (D.P.R. 416/1974, attuativo della legge delega 477/1973) pensati quali strumenti di mera partecipazione democratica nel caratterizzare la scuola come comunità e interagente con la più vasta comunità sociale e civica, ma che ora devono allinearsi al vincolo cui soggiacciono le pubbliche amministrazioni (e tali sono le istituzioni scolastiche, ex articolo 1, comma 2, D. Lgs. 165/2001, cit.), di adottare procedure e strumenti di verifica e valutazione della produttività del servizio e del raggiungimento degli obiettivi (art. 21, comma 9, legge 59/1997, cit.). Produttività del servizio e raggiungimento degli obiettivi di cui è garante il – solo – dirigente scolastico. Di modo che va reso normativamente per esplicito il consolidato orientamento della giurisprudenza del Consiglio di Stato, a partire dal parere 9/1999 in Adunanza generale; secondo cui le pregresse disposizioni attributive di potere agli organi collegiali e ad altri soggetti istituzionali, ogniqualvolta siano confliggenti con gli autonomi poteri di direzione, coordinamento e organizzazione, devono intendersi attratte dalle prerogative dei non più presidi e direttori didattici bensì della nuova figura dirigenziale.
Contestualmente, non è più procrastinabile, nella riconfigurazione dell’intera governance delle istituzioni scolastiche, l’incardinamento nelle medesime – per legge, anche recuperando i contenuti di non poche proposte affacciatesi nell’ultimo ventennio – di un middle management fin qui accanitamente osteggiato in nome di una malintesa unicità della funzione docente, ovvero istituzionalizzare figure intermedie di comprovata specifica professionalità, in luogo di quei labili surrogati, varie ed eventuali, abusivamente introdotti nei contratti collettivi nazionali di lavoro del comparto scuola: un middle management che va primariamente impiantato sul versante della didattica, conducendo a sistema – e impiantandoli nel sistema – le attuali funzioni strumentali, le figure di staff, gli stessi ultimi docenti tutor e docenti orientatori; e non meno sul versante – strumentale ma decisivo per un servizio di qualità generalizzata ed inclusiva – del personale amministrativo, di comprovata professionalità in esito a rigorose e frequenti procedure concorsuali, che offra adeguato supporto (con diretta sottoposizione alle afferenti responsabilità) in materia di contrattualistica, di gestione della sicurezza, di attuazione della trasparenza e dell’accesso agli atti…, che assorbono il dirigente e distogliendolo dal suo precipuo compito di organizzazione dell’attività educativa e didattica nei luoghi istituzionali predisposti dall’ordinamento: nel Consiglio d’istituto, nel Collegio dei docenti, nei consigli di classe e nei dipartimenti, ovvero nei gruppi di progetto o nei gruppi di studio, di ricerca-azione; e che quindi potrà seguire in maniera sistematica la suddetta attività didattico-educativa per apprezzarla sulla scorta di coordinate di natura tecnica-professionale deducibili dalle fonti normative, siccome contestualizzate e formalizzate nei documenti programmatici e progettuali dell’istituzione scolastica. Così dandosi tra l’altro un innegabile senso alla sua obbligata provenienza dalla funzione docente.
Per intanto, ovviamente, sono tutt’altro che irrilevanti misure di manutenzione ordinaria, almeno due e correttive, in termini di maggiore funzionalità rispetto alle soluzioni sopra prefigurate:
- il ripristino della filosofia dei mai decollati Centri servizi per lo sviluppo delle istituzioni scolastiche autonome, da un lato specializzandoli in compiti di consulenza e assistenza tecnica alle istituzioni scolastiche, di regola deficitarie, se non del tutto prive, delle indispensabili competenze esperte in materia di sicurezza, contrattualistica, finanziamenti comunitari, privacy; dall’altro direttamente allocandovi tutte le incombenze di nessuna diretta attinenza al fine istituzionale delle scuole, quali le pratiche di stipendi, pensioni, buonuscita, graduatorie et alia, con un’innovazione informatica che eviti duplicazioni, lungaggini e inceppamenti della macchina amministrativa;
- la costituzione di una struttura di coordinamento delle direzioni generali del Ministero e rispettive articolazioni: la sola che si interfacci con le istituzioni scolastiche affinché non siano invase da plurime, e non di rado contraddittorie, richieste di dati, documenti, monitoraggi et similia, spesso imposti all’ultimo momento e spesso già posseduti dall’Amministrazione.
Fratta: “Se il ministro Valditara continuerà su questo percorso, di indubbia coerenza con le sue premesse, avrà il pieno sostegno e collaborazione di Dirigentiscuola che, dopo anni di insistenze, pressioni, manifestazioni e denunce, può finalmente essere gratificata: ne è valsa la pena! Gutta cavat lapidem! Il cammino della semplificazione, ovvero della eliminazione delle molestie burocratiche, è iniziato e dovrà continuare con provvedimenti che rendano realmente agibile la dirigenza scolastica e riconoscano alla categoria almeno la stessa retribuzione degli altri dirigenti di pari fascia dopo vent’anni di rinvii alla prossima tornata. Plaudo, quindi, al nuovo percorso e al suo principale artefice.”