Il clamore suscitato negli ambienti sindacali della scuola dalla prossima partenza del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici merita, a parere di DIRIGENTISCUOLA, ogni approfondimento che possa contribuire a ricondurre questo delicato passaggio storico a ciò che realmente rappresenta, prima ancora che per la categoria, per l’intero paese.
Per questo motivo, ricordiamo il webinar in programma alle ore 10:30 del 10 gennaio (link https://meet.google.com/xpo-xpkq-udk), nel corso del quale sarà illustrato ogni aspetto che caratterizza il nuovo sistema di valutazione, tassello propedeutico alla perequazione retributiva dei dirigenti scolastici rispetto agli altri dirigenti di pari fascia.
In questa sede, tuttavia, vogliamo trattare alcuni aspetti della valutazione dei dirigenti scolastici che, più in generale, impattano sul sistema paese in quanto parte di un più complesso scenario internazionale.
I repentini cambiamenti globali, che stanno modificando profondamente la percezione da parte dei cittadini degli ordinamenti giuridici nazionali nati nel Novecento, impongono una nuova interpretazione di questi ultimi alla luce dei mutamenti sociali.
Al di là delle posizioni politiche dei governi dei singoli Stati, costituisce processo inevitabile la globalizzazione dell’economia e la necessità di prenderne atto. Ogni Stato che voglia rivendicare un ruolo nello scenario internazionale dovrà partire dalla consapevolezza che l’informazione (diciamo meglio: la conoscenza) sta oggi diventando, di fatto, ubiquitaria. I disequilibri economici tra i diversi territori del mondo sono stati la base sulla quale, per lungo tempo nei secoli scorsi, grazie all’asimmetria delle conoscenze disponibili, alcuni paesi hanno dominato gli scenari politico-economici, ritagliando per altri paesi un ruolo all’interno di mere sfere di influenza.
Come è noto, uno dei più importanti problemi della scuola di oggi è riuscire nell’arduo compito di selezionare le conoscenze da consegnare al bagaglio formativo degli studenti, i quali non possono più essere imbrigliati in fissità di natura trasmissiva. Se la conoscenza, anche grazie alle tecnologie dell’informazione e multimediali, sarà sempre più disponibile ovunque e in maniera sovrabbondante, la nuova sfida non potrà che essere quella dell’acquisizione, da parte degli studenti, di un metodo di selezione delle stesse.
Non esiste altra prospettiva, per i sistemi formativi del XXI secolo, che quella di sviluppare attitudine al cambiamento e di accettare di aprirsi al confronto con il mondo, rinunciando a modalità autoreferenziali, oramai antistoriche. Ma l’attitudine al cambiamento, la quale più che essere un atto da compiere è una necessità che deve assurgere anch’essa a metodo, richiede l’accettazione della possibilità, da parte di TUTTI gli attori di sistema, di essere messi in discussione.
La valutazione dei dirigenti scolastici (come per tutti i dirigenti della Repubblica) è un obbligo di legge stabilito, lo ripetiamo ancora una volta, dal vigente testo dell’articolo 25 del D.Lgs. 165/2001. Senza rischiare di esagerare, considerato che dall’istituzione della dirigenza scolastica sono passati ben ventitré anni, possiamo dire che l’avvio della valutazione della dirigenza scolastica è paragonabile, nella scuola, alla caduta del muro di Berlino. Caduta che, ben lungi dall’esaurirsi nei fatti del 1989, è stata un nuovo inizio.
Ecco dove si trova la scuola oggi. Alle soglie di un nuovo inizio.
Un nuovo – storico – inizio che richiede alla scuola italiana di fronteggiare le sfide educative del nostro tempo. Ma gli (altri) attori della scuola italiana, rappresentati ai tavoli dai sindacati di comparto, trincerati dietro una vetusta – e oramai improponibile – interpretazione estensivamente ideologica del dettato costituzionale presente al primo periodo dell’articolo trentatré “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, continuano una battaglia di retroguardia, di mero contenimento del cambiamento, senza sbocco alcuno.
D’altro canto, la Direttiva del Ministro della Pubblica Amministrazione del 28 novembre 2023 è chiarissima nel richiedere alle Pubbliche Amministrazioni, quando misurano la performance attraverso appositi sistemi, “la corretta definizione della correlazione tra performance individuale e performance organizzativa”.
È evidente che, dalla valutazione, la Direttiva citata non lascia fuori nessuno. Proprio nessuno. Quindi, per la scuola, dirigenti, docenti e personale ATA. A meno che si voglia abbandonarla al triste destino di feudo dei sindacati di comparto, interessati esclusivamente al perpetuarsi dello status quo, il quale assicura introiti provenienti dagli iscritti e potere contrattuale, nel totale disinteresse verso il significato – prima detto – che la scuola dovrebbe avere per gli alunni e per gli studenti del XXI secolo.
Si imporrà allora, a brevissimo e in ogni caso, l’impellente necessità di dare corpo a un ben definito middle managent, che valorizzi a beneficio della scuola (e dell’Italia tutta) le migliori energie rivolte al cambiamento presenti tra i docenti, uscendo da un sistema appiattito verso il basso.
Ecco smascherati i protagonisti della battaglia di retroguardia, a danno dell’Italia, di chi vuole una dirigenza debole: i sindacati di comparto. I quali vogliono perpetuare un sistema inadeguato ai tempi e dannoso per le giovani generazioni.
I sindacati di comparto, durante il recente svolgimento del confronto con l’Amministrazione sul sistema di valutazione della performance, hanno fatto di tutto per instillare dubbi nella categoria dei dirigenti scolastici, agitando spauracchi e fantasmi rimaneggiati alla buona. Ma anche grazie alle battaglie sindacali di DIRIGENTISCUOLA, i tempi non sono più quelli di una volta!
Il muro è caduto.
E una delle strade da percorrere è certamente (e finalmente) quella della perequazione retributiva. Ma non meno importante – per l’Italia tutta – sarà la strada del cambiamento dell’intero sistema scolastico. Nel quale ogni attore, prima o poi, non potrà sottrarsi alla valutazione.
Per l’autentica realizzazione di una Repubblica democratica fondata sul lavoro.