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FUN – SENTENZA C.d.S.

FUN – SENTENZA C.d.S.

 

Non avendo provveduto alla pubblicazione chi avrebbe dovuto, trattandosi di sentenza pubblica emanata in nome del popolo italiano, provvediamo noi.

Vogliamo almeno sperare che sia stata inviata ai tanti colleghi coinvolti che hanno il diritto di sapere la verità e che farebbero bene a leggere gli atti prima di aderire a campagne ingannevoli di reclutamento.

Tutto come previsto, prevedibile e anticipato nel precedente comunicato. Aggiungiamo solo la strategia e la ratio di queste azioni di basso profilo che offendono o dovrebbero offendere l’intelligenza di chi viene coinvolto.

Molto semplice: proponiamo un ricorso. Fondato o meno non rileva, ci saranno pure dei DS che aderiranno. Intanto rastrelliamo deleghe e quote sindacali con narrazioni fantasiose e illusioni. Si fa cassa e si guadagnano anche tanti “piccioli”.

Proporre un ricorso è legittimo, anche lanciare campagne acquisti a base di gadget, soggiorni pagati, facili promesse non è vietato. Il problema è non cadere nella rete.

Altro che unire la categoria per eliminare i nemici storici che l’hanno ridotta in questo stato. Nasce un altro soggetto ancora più insidioso.

DIRIGENTISCUOLA continua a fare il suo dovere, mettendo in guardia la categoria e cercando di svegliare le coscienze. Alla stessa possiamo solo ribadire un concetto anche per rispetto della loro dignità: prima di aderire a qualunque iniziativa bisogna conoscerla bene, studiarla senza farsi incantare da facili promesse o fabulazioni.

A tal fine, essendo la materia non di facile comprensione per i più, cercheremo di essere schematici e semplici, rimandando i nostri lettori alla lettura della sentenza allegata:

  1. Come previsto il C.d.S. ha solo rimesso al TAR, che aveva rilevato un difetto di giurisdizione, un ricorso rigettato dallo stesso TAR, trattandosi di materia contrattuale. Quindi, se ci sono dei responsabili vanno cercati  tra coloro che hanno previsto l’attuale sistema di calcolo del FUN. Quindi niente 30.000 euro dal C.d.S. e, anche in caso di accoglimento del ricorso, dal TAR.
  2. Con il ricorso si denuncia il calcolo errato del FUN. Si impugna, infatti, “il decreto n. 1486 del 2019, nella parte in cui calcola il Fondo unico nazionale senza tenere conto della retribuzione individuale di anzianità del personale dirigenziale”  , ovvero la R.I.A.  Nient’altro! L’organo adito dovrà, quindi, valutare se il decreto è legittimo o no. Al massimo lo potrà, quindi, potrà dichiararlo illegittimo invitando l’amministrazione a rifare i conti. Per avere un quadro chiaro i colleghi, e ancora prima i ricorrenti dovrebbero sapere cosa è la RIA, perché è stata solo riconosciuta agli ex direttori didattici e presidi, perché non viene più riconosciuta agli immessi nei ruoli dopo il riconoscimento della qualifica dirigenziale e, soprattutto, per colpa di chi!
  3. Se la richiesta è solo quella sub 2), il ricorso avrebbe potuto farlo tranquillamente la sola O.S. proponente. Invece sia in fase di proposizione, che di appello e, ancora dopo l’odierna sentenza, si cerca di coinvolgere altri sprovveduti dirigenti che, invece, dovrebbero indignarsi quantomeno per l’offesa alla loro intelligenza e per rispetto della categoria!
  4. Un sistema, quello del FUN , che DIRIGENTISCUOLA ha denunciato ancora prima di diventare rappresentativa. In sede poi di rinnovo del CCNL 16/18 ha proposto l’eliminazione e l’estensione anche ai DS del FUA. La proposta non è passata per opposizione di chi ha voluto il FUN! Un primo successo però c’è stato perché di fronte alla logica è difficile argomentare diversamente: Il FUN va calcolato in base al numero delle “sedie” non delle “teste”.  Se nella prossima tornata DIRIGENTISCUOLA avrà la maggioranza al tavolo la controparte sarà solo l’ARAN! E’ la maggioranza la può decidere solo la categoria se riuscirà a capire che deve essere unita in una sola O.S. : ANM docet!
  5. L’epilogo è semplice e chiaro: il Tar in primo grado rigetta il ricorso per difetto di giurisdizione asserendo che trattasi di materia contrattuale: ottima occasione per rilanciare e condifare in altre ingenue adesioni!; il mago del ricorsificio ricorre al C.d.S. chiedendo di rimettere la questione al TAR; il C.d.S., con argomentazioni che lasciamo ai lettori giudicare, afferma che il TAR può valutare il ricorso perché, in realtà, viene impugnato un atto amministrativo, ovvero quello del calcolo dell’importo del FUN, che è un atto amministrativo; quindi “dovendosi ritenere sussistente la giurisdizione del giudice amministrativo” , rimette il ricorso al TAR.
  6. Il TAR, quindi, dovrà valutate se quanto denunciato dai ricorrenti, ovvero “la non conformità dell’atto impugnato alle leggi che regolano la materia” , corrisponde a verità.
  7. Questa è la materia del contendere. E questo spiega anche il perché invece di pubblicare la sentenza consentendo agli interessati di leggerla, sono stati assicurati 30.000 euro pro-capite ….ma solo se si partecipa al ricorso rilasciando delega.
  8. La domanda sorge spontanea: ma se il ricorso è stato già presentato si può ancora aderire? Ovvio che no! Ma lo si può fare “ad adiuvandum”!!

“Per quando tempo  – aggiunge il Presidente Fratta – dobbiamo ancora mettere in guardia  la categoria? Possibile che dei dirigenti siano così sprovveduti e ingenui? Simili ricorsi sono del tutto infondati, e questo vuol dire che sono rigettati in partenza! Chi li propone ne è ben consapevole, ma cosa ancor più grave è che si cerchi di cooptare nuovi adepti con l’illusione che il ricorso sia a titolo gratuito. Se si propongono ricorsi a titolo gratuito, ovvero con la sola delega al nuovo sindacato,  le adesioni sono ancora  più facili. Si prendono due piccioni con una fava: attenzione, però… non è vero che il ricorso è gratuito! Fosse fondato, il gioco potrebbe valere anche la candela! Percepissero i ricorrenti i promessi 30.000 euro si potrebbe anche comprendere. Invece no. Pagheranno almeno 300 euro e forse porteranno al tavolo un altro soggetto che rappresenterà Comparto e Area al pari della storica quadruplice. Altro che sindacati gialli!  

Abbiamo speso anni per togliere la maggioranza  al tavolo a chi  ha rovinato la categoria, siamo perfino riusciti a farla perdere a un paio di sigle; hanno dovuto ricorrere al rinvio della rappresentatività per rimandare l’agonia ed escogitare “matrimoni”  all’insaputa dei soci per non uscire di scena.

Ora appare all’orizzonte un nuovo soggetto molto più scaltro e spregiudicato disposto anche a offendere l’intelligenza della categoria.

Si può essere così masochisti? Si può essere così ingenui e non saper guardare oltre il proprio naso? Quante volte dovrò ripetere che se la categoria è ridotta al rango di pezzente e ha tante responsabilità la colpa è solo di quanti hanno i prosciutti davanti agli occhi? Possibile che debba perdere tempo, orami con tanta sistematicità per sventare i tanti tentativi di raggiro della categoria? Vogliamo ragionare e comportarci da dirigenti?”

 

 

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